Pubblichiamo qui alcuni contributi che stanno al cuore dell’esperienza di Famiglie per l’Accoglienza.
Il miracolo dell’ospitalità
Luigi Giussani, Piemme Editore
“L’accoglienza e la condivisione sono l’unica modalità di un rapporto umanamente degno perché solo in esse la persona è esattamente persona, vale a dire rapporto con l’Infinito…”
Il libro “Il miracolo dell’ospitalità” raccoglie interventi e dialoghi tenuti da don Luigi Giussani con i membri dell’Associazione “Famiglie per l’accoglienza”, diffusa in tutta Italia e da molti anni impegnata nel promuovere e sostenere il fenomeno dell’affido e della adozione e l’esperienza delle famiglie che vi si aprono. Ne emerge un approfondimento straordinario delle parole ultime che definiscono la possibilità dell’umana esistenza. In una società dove spesso si invoca una diversa qualità della vita, raramente si evidenzia quell’elemento fondamentale che consente alla vita d’esser vissuta: l’ospitalità.
Ospitare una persona è implicarla nei confini stessi della propria vita. A differenza di tutte le altre forme di carità, l’ospitalità riguarda la persona intera, non un aspetto o un bisogno particolare di essa.
Accogliamo perché siamo accolti; amiamo, perché siamo amati. L’accoglienza è la realizzazione in sommo grado della carità, vale a dire del riconoscimento di Dio che ci ha amati. La parola ospitalità è significativamente espressiva di tutto il fenomeno dell’accoglienza: non esiste atto più grande.
Dall’introduzione al libro nella ristampa del 2012, Julián Carrón
Perché l’ospitalità è un miracolo? Sembrerebbe la cosa più scontata: aprire la porta della propria casa per fare entrare qualcuno dovrebbe essere normale.
Perché, allora, don Giussani la paragona a un fatto miracoloso? Perché dovrebbe essere l’esperienza normale di una famiglia, e invece è così eccezionale che quando accade tutti ci stupiamo.
Viviamo in un contesto umano, culturale e sociale frutto di una lunga storia, che ha eroso i fattori dell’esperienza elementare: uno innanzitutto, cioè l’apertura originale del cuore e la percezione della realtà come positiva, come carica di promessa per la propria vita. Nel tempo si è introdotta una distanza per cui le cose e le persone sono diventate come estranee. È terribile questa affermazione di Sartre: «Le mie mani, cosa sono le mie mani? La distanza incommensurabile che mi divide dal mondo degli oggetti e mi separa da essi per sempre».
Benedetto XVI ha richiamato la famiglia a essere «unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare» (Lettera in vista del VII Incontro Mondiale delle Famiglie – Milano 2012). La stessa consapevolezza del ruolo decisivo della famiglia nel mondo contemporaneo emerge negli interventi e nei dialoghi tenuti da don Giussani ai gruppi dell’Associazione «Famiglie per l’Accoglienza». La parola ospitalità – di cui affido e adozione sono sinonimo — traccia dunque l’identikit di una famiglia che, con gratitudine e impegno, si rende aperta alla vita, riconoscendone la sacralità e irriducibilità ultima alla pura misura dell’uomo. Da questa realtà di famiglia occorre ripartire oggi per affrontare in maniera efficace e pienamente umana la crisi — economica, ma ancor prima morale — che incombe sul mondo contemporaneo.