Le case sono nate da famiglie con storie diverse, accomunate da una pregressa esperienza di accoglienza come singole famiglie affidatarie e dall’appartenenza all’Associazione Famiglie per l’Accoglienza, che è stata una sorgente di cultura, occasione per la condivisione di un metodo e per l’acquisizione di strumenti. Nell’esperienza associativa è maturata la consapevolezza del valore dell’accoglienza, ma anche delle difficoltà che questa comporta. C’è stata un’esperienza di ricchezza già vissuta che si è trasformata in un desiderio di condivisione e di trasmissione ad altri.
L’orientamento vocazionale dei coniugi alla costruzione di un’opera sociale – che avesse come soggetto la famiglia, come scopo l’aiuto a minori in difficoltà ed a persone fragili, come forma una casa-famiglia – è stato sottoposto al vaglio del confronto con i propri figli, con i propri genitori, con gli amici, in generale con un ambiente che spesso ha espresso perplessità riguardo ad un’avventura del genere.
La “tenuta” della famiglia è basata sulla consapevolezza che la propria ricchezza non è solo per sé stessi e che l’eccedenza di bene da essa generata può essere donata ad altri. Si fonda sul desiderio di donazione totale di sé e dell’unità della famiglia al servizio dei più deboli, ma anche sulla coscienza che questa impresa può significare un incremento significativo di umanità e di cambiamento per se stessi e per i figli. Si radica, infine, nella consapevolezza che l’esperienza di accoglienza già sperimentata può essere socialmente più rilevante se assume una forma nuova, capace di coinvolgere la totalità dell’esistenza.
Tutti i padri hanno un lavoro esterno alla casa. Le madri lavorano anch’esse fuori casa, tranne una impegnata a tempo pieno con i minori, e per questo percepisce un contributo economico da parte dell’ASL. Ciò vuol dire che tutte le famiglie hanno un reddito proprio, nessuna di esse si mantiene con le rette degli enti destinate ai bisogni dei bambini , che servono a coprire le spese vive per i minori e le ingenti spese generali delle case.
Un aspetto significativo è rappresentato dal coinvolgimento dei figli naturali cui, fin dal nascere della prima intuizione, è stata data la possibilità di partecipare alla gestazione dell’opera. Tutti i figli si rapportano da subito con quelli accolti come fratelli: essere fratelli costituisce un paradigma di relazione, perché i figli, naturali ed accolti, riconoscono le stesse figure parentali, imparano a trattarsi tra loro non come estranei, vivono come appartenenti tutti alla stessa famiglia, condividendo responsabilità, gioie e dolori.