Una festa di inizio anno. Commossi per ciò che accade
Il 22 ottobre a Torino una festa per ricominciare il cammino dell’associazione in Piemonte.
Una scelta nata dalla gratitudine per due doni grandi che hanno il volto di due bambini, molto attesi e finalmente arrivati, e dal riconoscimento del bene che è entrato nella vita di tanti attraverso gesti semplici di accoglienza.
Così mentre i figli si divertivano con l’associazione il Covo dei monelli i genitori hanno potuto sentire i racconti di alcuni amici.
E’ Luisa che subito mette a fuoco l’importanza dell’amicizia nata attraverso gli incontri dell’Associazione: “Inizialmente non avevamo dato la priorità rispetto a tutti gli altri nostri impegni… ma man mano che passava il tempo abbiamo capito che questo era il luogo dove ci sentivamo capiti e accolti, che stare assieme a queste famiglie alleggeriva la fatica dell’attesa”. Conoscono il loro bambino quindici giorni dopo l’arrivo del figlio dei cari amici Valentina e Antonello. Le loro storie si intrecciano in una condivisione di tempi e di domande che vanno al cuore dell’accoglienza; sì perché entrambi i bambini hanno avuto problemi di salute. Davanti al bivio della decisione e dopo aver preso tutte le informazioni mediche possibili, Valentina dice “Ma è tutto qui? C. è solo questo? La situazione si è ribaltata: ci chiedevamo se vi erano ragioni per non accettare e non le trovavamo perché la paura non è una ragione ragionevole. Mentre avevamo valide ragioni per dire di sì: la sovrabbondanza di vita che ci era stata data e la certezza che Cristo ci vuole bene”.
Anche l’aprire la porta di casa ad un ospite inatteso come una ragazzo che deve stare fuori casa, un figlio di amici, è l’occasione di scoprire quanta ricchezza umana porta questa esperienza. “Non si trattava appena di organizzare la stanza dei ragazzi, prendere un armadio in più, ma far posto ad un ragazzo che è entrato sconosciuto ed è uscito figlio”, dice Stefano che aggiunge” questa ospitalità è stata un’opportunità per dilatare la nostra idea di famiglia e una compagnia grande per nostro figlio”.
Per la famiglia di Simona, già numerosa di quattro figli, la presenza di una ragazza anche per poco tempo è stata utile … Simona racconta che dire si a R. è stato semplice: “per stima a questa amicizia e perchè non c’erano motivi per dire di no. Se apri le porte di casa a un estraneo puoi diventare più aperto, disponibile e misericordioso con chi è vicino“.
Così come le difficoltà riconosciute, insieme a un grande affetto per il ragazzo accolto, sono affrontate da Barbara e Roberto dentro una compagnia e giudicate come tassello necessario di un cammino di bene per tutti. E Anna chiude dicendo “Io per prima sono stata accolta e guardata in modo così speciale che ho capito chi ero e ho potuto vedere di me ciò che non riuscivo a vedere: il valore della mia persona. Oggi posso dire di essere stata preferita. Con mio marito e le mie figlie oggi ho il desiderio di guardare così i bambini della comunità alloggio che accogliamo a casa nostra nei fine settimana”.
La cena finale in condivisione è stata occasione di continuare il dialogo e il racconto.
Arrivederci al prossimo appuntamento del 19 novembre per rinnovare la commozione e la condivisione.