“Custodire l’amore”. Incontro delle famiglie adottive di Bergamo
Lo scorso 11 settembre si è tenuto l’incontro per tutte le famiglie adottive di Bergamo dal titolo “Custodire l’amore”. Qui il racconto e alcuni spunti della testimonianza di Luigi Regoliosi e di quella di Catia.
Luigi: “Custodire l’amore è un tema alto e impegnativo. E’ come affrontare una montagna con pareti molto lisce col rischio di scivolare nella retorica o nella predica. Pertanto il metodo con cui tratterò questo argomento è quello che ho imparato nella comunità cristiana e che ho applicato anche nel lavoro e in Famiglie per l’Accoglienza. Partire dall’esperienza e non da un discorso.
Ho 67 e sono padre di due figli ormai grandi, adottati, in due adozioni distinte, quando entrambi erano molto piccoli. Io e mia moglie ci siamo separati pochi anni dopo il loro arrivo e poi abbiamo divorziato. In seguito a questo fatto molto doloroso per me, nel tempo ho maturato la decisione di non iniziare altre storie affettive ma ho organizzato la mia vita mettendovi al primo posto i miei figli.
Dunque, che senso ha avuto ed ha per me custodire l’amore, nella condizione personale che vivo? Se l’amore è un sentimento, è qualcosa di molto volatile. Come si può allora cercare di conservarlo? L’incertezza di essere amato, di essere accolto e amato dal coniuge, dai propri genitori o dai figli è un dubbio che smarrisce la persona e debilita la capacità della stessa di affrontare qualsiasi cosa. Anche il dramma che sta all’origine dei nostri figli adottivi è il tradimento di una promessa “starò sempre con te”. Questo dramma alimenta il dubbio: “di chi ci si può fidare? Chi oggi dice di amarmi lo farà davvero per sempre?” Come si fa a sconfiggere questo dubbio radicale?
Grazie alla compagnia e alla fedeltà degli amici, e ad alcuni incontri importanti, ho cominciato a capire che l’amore non è un sentimento volatile, ma è una persona, è la persona di Gesù Cristo. Dunque custodire l’amore vuol dire stare con Lui perché Lui ci custodisca. Anche quando adottiamo un figlio promettiamo di amarlo per sempre. Promessa molto impegnativa perché fatta nei confronti di qualcuno che ha patito un tradimento. Chi ci dà la forza di affrontare questa promessa? Non possiamo non riconoscere che la nostra accoglienza non è sempre incondizionata. Chi ci garantisce che il nostro amore sarà per sempre? Anche con loro bisognerebbe dire – come quando ci si sposa – con la Grazia di Cristo, prometto di esserti fedele sempre. E’ Lui il garante di un amore fedele, anche di fronte ai nostri tradimenti e alle nostre fragilità.”
E Catia, una ragazza poco più che ventenne, ha raccontato: “Non è facile per noi figli adottivi accettare il bene dei nostri genitori. Quante parole non belle ho detto… non sei mia madre… riportami dove mi hai presa. Nella mia esperienza posso dire che mi sento smarrita anche se ci sono persone che ci vogliono bene e fanno tutto quello che possono per farci stare bene. Ritorna in mente l’abbandono e ci ritorna la paura che anche chi c’è adesso possa abbandonarci. Mi accorgo che mia madre ha avuto fede e ha visto qualcosa di grande nel gesto dell’adozione. Gliene ho fatte passare di tutti i colori ma lei non mi ha mollato anche se avrebbe voluto e per questo gliene sono infinitamente grata; se lei non avesse tenuto ora non so dove sarei. Anche se diciamo “non sei mia madre”, dentro al nostro cuore sappiamo che vogliamo un bene immenso a nostra mamma. È una continua battaglia, dimostro il mio amore e poi mi tiro indietro. Noi siamo coscienti di quello che avete fatto per noi figli e non smetterò mai di ringraziare Dio per avermi fatto riconoscere l’amore”.