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Mario Zarpellon

Addio a Mario Zarpellon

È tornato al Padre Mario Zarpellon, uno dei soci che hanno firmato l’atto di nascita di Famiglie per l’Accoglienza.

Zarpellon, originario di Cassola in provincia di Vicenza, dove era nato nel 1930, dal Veneto si trasferisce insieme alla moglie Gina a Seveso. In Lombardia conosce e comincia a seguire l’esperienza di movimento nata da don Luigi Giussani.

Praticamente da subito con Gina e i tre figli apre la sua famiglia a varie forme di accoglienza. In questo percorso emerge poi l’esigenza di far crescere l’esperienza in modo più strutturato: da qui la costituzione di una vera e propria casa di accoglienza per adulti e minori, messa in piedi grazie al sostegno di tutta la comunità locale e di varie famiglie amiche. Un debito di gratitudine è anche a don Fernando Tagliabue, scomparso nel 1980, poco prima dell’apertura della casa, inaugurata il 31 maggio dello stesso anno.

Il 18 maggio 1982 nasce Famiglie per l’Accoglienza, che si propone di valorizzare e sostenere, anche attraverso la formazione delle famiglie, l’accoglienza di minori o di adulti in difficoltà e di diffondere tale valore. Tra i soci fondatori c’è appunto Mario Zarpellon.

Mario e Gina, con la loro sicura vocazione all’accoglienza in una prospettiva innanzitutto di fede, sono stati una importante, significativa presenza nei primi passi dell’Associazione.  E, specularmente, la loro esperienza ha trovato nello sviluppo e nella storia di Famiglie per l’Accoglienza una sempre maggiore consapevolezza della verità e della positività del cammino intrapreso.

Zarpellon segue da vicino gli esordi dell’Associazione e anche successivamente, pur non più membro del direttivo, vive la corresponsabilità di quest’opera. La sua è una figura di riferimento, con la sicurezza di una grande fede e un volto illuminato da occhi buoni, che comunicano accoglienza senza riserve e senza remore.

Nel 1994 Mario e Gina, avanzando l’età, decidono di donare la casa – che non consideravano “loro”, ma del popolo di Dio – alla Fondazione “Maddalena Grassi”, secondo una catena ininterrotta di gratuità.