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Dall’attesa all’accoglienza, il racconto della nostra adozione

Accogliere è accorgersi di un altro, ogni qual volta lo si incontri, ogni volta ci si accorga di lui e ci si impegni a prendersene cura: è un approccio alla vita

Costituita la nostra famiglia nel 2017, abbiamo dovuto prendere atto che i figli non arrivavano ed è stato faticoso prendere coscienza di questo dato. Ci rendevamo conto via via sempre di più che ci saremmo dovuti rassegnare a non soddisfare il nostro desiderio di essere genitori. Questo ci faceva star male. Lo scoutismo (siamo stati tutti e due capi educatori) ci aveva dato tanto e ci aveva fatto comprendere nel tempo l’importanza di mettersi in cammino e di affrontare le sfide che la vita pone davanti, senza scoraggiarsi di fronte alla fatica ed alle salite più ardue.

Con questo bagaglio, abbiamo deciso di iniziare il percorso dell’adozione, consapevoli dell’importanza della scelta, ma totalmente impreparati rispetto al percorso da compiere, dall’iter burocratico alle implicazioni più profonde che comportava. Al compiere dei tre anni di matrimonio ci siamo recati al Tribunale per i Minorenni di Messina, dove ci hanno consegnato la documentazione necessaria. Avevamo finalmente qualcosa in mano, ci eravamo messi in cammino, ma guardando quei moduli e cercando di capire come rispondere, le nostre domande sono diventate più numerose: eravamo partiti sì, ma dentro di noi ci sentivamo ancora fermi. Avevamo bisogno di altro, di qualcuno che ci indicasse la strada.

Abbiamo scoperto così Famiglie per l’Accoglienza e contattato la responsabile di Messina: la prima impressione è stata quella di sentirsi – finalmente – accolti. Non sapevamo ancora se le nostre domande avrebbero trovato risposta, ma siamo stati certi che non saremmo stati più soli. Poi è iniziata la pandemia e questo ha rallentato un po’ tutto. Era impossibile proseguire con l’iter fissato e questo stop forzato ci aveva creato un certo sconforto.

Avevamo fretta di iniziare e l’attesa ci pesava. Soprattutto essa ci sembrava vuota, senza senso, insomma una vera perdita di tempo. Ma è successo che tramite un amico dell’Associazione, siamo venuti a conoscenza, del corso on line “Confido”, iniziato a dicembre 2021 e abbiamo deciso di seguirlo. Attraverso il corso, grazie all’incontro con gli altri che vivevano il nostro stesso cammino e le numerose testimonianze proposte, il tempo dell’attesa è diventato un tempo di grazia, durante il quale siamo cresciuti, abbiamo potuto far luce su noi stessi, con i nostri desideri e le nostre paure. Grazie agli spunti che tutto ciò suggeriva, ci siamo confrontati più profondamente tra di noi due.

Finito il Covid, abbiamo ottenuto l’idoneità e siamo stati chiamati diverse volte dal Tribunale per ulteriori approfondimenti o per possibili abbinamenti. Anche alla fine di settembre del 2022 abbiamo ricevuto dal Tribunale una convocazione, accolta da noi con doloroso scetticismo. Pensavamo, anzi eravamo certi, che sarebbe stato un altro buco nell’acqua! L’appuntamento era fissato per il lunedì e la domenica precedente abbiamo partecipato, insieme agli altri amici, all’incontro di Famiglie per l’Accoglienza ad Enna. Non potevamo non parlare di quello che ci attendeva il giorno dopo e tutti ci incoraggiavano dicendo: «Stavolta andrà bene!».

In Tribunale ci hanno comunicato che una bimba di un mese e mezzo era in attesa di una famiglia disposta ad accoglierla. Abbiamo conosciuto in quel momento anche la sua breve storia, già ricca di passaggi significativi. Sinceramente abbiamo impiegato un po’ di tempo per razionalizzare la notizia, presi dallo stupore e dall’emozione. Abbiamo detto sì e lo abbiamo comunicato alle nostre famiglie. È cominciata così una gara di solidarietà perché ci arrivasse tutto ciò che può servire ad accogliere un neonato.

In una settimana è cambiata la nostra vita e anche la nostra casa!

La famiglia che l’aveva avuta in affido da quando era uscita dall’ospedale era lì ad attenderci, con la bambina in braccio. È stato un bell’incontro, commovente e spontaneo. Non l’avevamo mai vista, nemmeno in foto, ma subito ci siamo riconosciuti e adottati a vicenda.

Noi e la nostra bambina non ci siamo scelti, altri hanno scelto per noi, ma ci siamo accolti reciprocamente fino in fondo. Giorno per giorno affrontiamo quindi la vita con la consapevolezza di aver ricevuto un grande dono, che non è solo la realizzazione di un desiderio, ma è per noi il compimento della promessa che il Signore ha scritto da sempre nei nostri cuori, quella di poter essere genitori.

La nostra esperienza ci porta a dire che l’accoglienza non è solo un fatto privato, ma ha e deve avere una portata più ampia. Accogliere è accorgersi di un altro, ogni qual volta lo si incontri, ogni volta ci si accorga di lui e ci si impegni a prendersene cura: è un approccio alla vita, un modo di intenderla che ha anche una ricaduta sociale e comunitaria.

Luca e Lidia, Messina