La forza di una testimonianza
Tre giorni di lavoro e condivisione. Il Seminario annuale dei responsabili di Famiglie per l’Accoglienza – da venerdì 11 a domenica 13 novembre a Pacengo (Verona) – ha riunito in presenza e anche in collegamento 330 persone, dall’Italia e dall’estero: quest’anno i paesi rappresentati erano Spagna, Stati Uniti, Repubblica Ceca, Romania, Austria, Gran Bretagna, Irlanda, Grecia, Brasile e Australia. Punto di partenza, il cosiddetto Filo rosso, la traccia di lavoro proposta per l’approfondimento e il cammino dell’anno.
Giorni intensi, centrati su contributi e testimonianze arrivate in gran numero e presentate durante i momenti di assemblea, anche in dialogo con due ospiti principali.
La mattina del sabato è intervenuto (in video collegamento) il card. Angelo Scola, a partire da alcune domande e dal racconto delle circostanze dell’accoglienza. «Per me la vostra esperienza è sempre stata una provocazione nel senso letterale del termine – ha detto Scola – cioè mettere davanti la necessità di essere aderenti alla vocazione a cui Dio ci ha chiamato. Voi siete diventati per i figli che avete accolto testimoni del nesso inesorabile che esiste tra Dio e ciascun uomo, perché la vostra esperienza di gratuità e di donazione fa capire quale dovrebbe essere sempre la relazione tra uomo e uomo, tra uomo e società, e cioè luogo che rende possibile sempre un’esperienza conveniente di vita».
Vivace e aperto anche il confronto con Cesare Maria Cornaggia, docente di psichiatria presso l’Università degli studi di Milano Bicocca, a partire dal tema della scoperta della propria fragilità e debolezza che, ha sottolineato Luca Sommacal, «ci appaiono come ostacoli ad una vera accoglienza».
«L’esperienza di questa debolezza contiene due fattori: il primo è la condivisione di questa debolezza – ha detto Cornaggia -. Riconosciamo che la debolezza non è solo la nostra, ma è qualcosa che ci spinge ad un riconoscimento dell’altro. E allora diventa costruzione di una relazione. Il secondo fattore sta nel fatto che questa debolezza mi pone ancor di più dinanzi alla realtà e percepisco che guardare la realtà mi fa vivere lo stupore di un bello che c’è già prima ancora di me. Così la mia debolezza diviene forza perché c’è un positivo, e se ci alziamo ogni mattina è perché scommettiamo su questo».
Il seminario è stato anche l’occasione per ricapitolare il percorso di un anno particolare, contrassegnato non solo dal quarantesimo anniversario, ma anche dall’emergenza dei rifugiati ucraini.
La mostra “Non come ma quello. La sorpresa della gratuità” realizzata al Meeting di Rimini per i 40 anni di Famiglie per l’Accoglienza è stata una vera sfida: a partire dall’idea fino dal progetto di allestimento. «Ho pensato che foste davvero coraggiosi e un po’ pazzi a chiedere a degli artisti di esprimersi in totale libertà a partire da un incontro» ha detto la fotografa Marina Lorusso, che ha realizzato una delle opere esposte nella mostra. Lo ha confermato anche Marcelo Cesena il musicista che ha composto per Famiglie per l’Accoglienza il brano La nota dominante. Marcelo ha partecipato al seminario e ha animato una serata eseguendo al pianoforte alcune sue composizioni e raccontandone lo spunto originario.
La guerra in Ucraina ha determinato, a partire dal mese di marzo, il grande flusso di rifugiati e le conseguenti necessità di accoglienza con cui si è confrontata l’associazione. Nel seminario è stato offerto uno sguardo di sintesi di questo grande impegno, condiviso dall’associazione con AVSI e ad altre realtà, nell’HelpIUkraine Point, che ha dato origine anche all’accoglienza di persone, minori e nuclei familiari.
E a documentare la collaborazione nata con AVSI e altre realtà sono intervenuti Giampaolo Silvestri, segretario generale di AVSI, Davide De Santis, presidente dell’associazione La Mongolfiera e Raffaele Grottola, direttore dei servizi sociosanitari della Ulss 9 Scaligera di Verona.
A conclusione delle tre giornate, il presidente di Famiglie per l’Accoglienza Luca Sommacal ha richiamato le parole che Papa Francesco ha rivolto a Comunione e Liberazione in occasione dell’udienza per i 100 anni di don Luigi Giussani, in particolare la richiesta di accompagnarlo nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte. «Accogliamo queste parole come una sollecitazione a vivere con maggiore intensità l’amicizia tra di noi, e rilanciarci a continuare ad abbracciare le umanità ferite che incontriamo: lasciamoci sfidare da ciò che la vita ci darà ad affrontare nel prossimo futuro, come ci siamo testimoniati in questi giorni. Viviamo con la curiosità di vedere dove il Signore ci vorrà condurre, quale sarà il passo che suggerirà per la maturità della nostra coscienza personale e quindi della nostra opera intera».