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Autonomia e liberta’

Racconto dell’incontro del 30 gennaio in Friuli: l’esperienza nata dal lavoro sulle parole di Prades al seminario nazionale

A grande richiesta  il 30 gennaio 2022 l’incontro di Famiglie per l’Accoglienza del Friuli si è svolto in presenza, con grande attenzione alle norme anticovid e rinunciando al pranzo insieme che di solito completa i nostri incontri.
Le domande di partenza sono quelle che  Josè Paulo aveva posto a don Javier Prades, durante l’incontro al Seminario nazionale di Famiglie per l’Accoglienza, e che abbiamo ascoltato per alcuni minuti.
Come possiamo aiutare i nostri figli ad assumere l’autonomia che desiderano? Qual’è il peso della mano che aiuta ad acquisire e vivere la propria libertà e seguire i cammini della vita? Come si può vivere in tutte queste situazioni restando liberi dall’esito?
“Sentire parlare don Prades della lotta mi ha sollevato. Nel rapporto con mio figlio viene fuori tutta la mia fragilità. Il figliol prodigo è tornato perché aveva fame: noi dovremmo tenere sempre l’occhio attento come il padre del figliol prodigo, che al suo ritorno ha ucciso il vitello grasso per fare festa.”
“Il fatto di non mollare vuol dire che cammini. Vedere che il padre non molla di fronte alle difficoltà è un segno di grandissima educazione. ”
“Nell’Associazione ho trovato sempre conforto e mai giudizio. Mi ha confortato sentire oggi che bisogna sempre lottare, cioè ripartire ogni giorno, questo è vivere”.
“La lotta per noi è anche con tutto il contesto. Quando è presente una disabilità il percorso è tutto in solitudine per il ragazzo. Ci sono tante difficoltà di inserimento, i compagni di scuola lo evitano perché non può fare tutto come loro.”
“E’ un problema culturale, dovrebbe esserci più accoglienza nella società. La disabilità complica ulteriormente le cose: “Non è che mi prendono in giro, ma è come se fossi trasparente, come se non ci fossi”. L’indifferenza… Questi nostri figli non possono accedere a tutto quello che gli altri possono fare. Bisogna cercare luoghi alternativi di amicizia. Però crescendo c’è stata una maturazione, uscendo dalla scuola e superata la fase dell’adolescenza è riuscita a fare tante cose nuove, ha nuovi amici. Questa esperienza ci fa vedere che c’è una speranza per tutti. L’inserimento lavorativo è una svolta.”
“Il nostro figlio affidato era sempre il capro espiatorio. Mi sono chiesta quanto noi possiamo essere apripista per far crescere una nuova sensibilità.”
“Un grande guadagno è l’esito che ha avuto su di noi questa esperienza: è il nostro cambiamento.”
“L’errore più grande è identificare i nostri figli con la loro fragilità: “allora tu non credi in me”. Dobbiamo avere una pre-stima per loro: non sappiamo cosa passa per la testa a questi ragazzi quando piangono o quando fanno cavolate: è doveroso stimarli così, faticoso ma doveroso.”