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“Dio riesce a scrivere storie belle dentro righe stortissime”

Diverse esperienze e racconti. Venerdi 29 maggio l’incontro on-line con a tema il lavoro e la convivenza in famiglia nell’ultimo periodo. Tanti collegati da diverse parti del Piemonte, Valle d’Aosta e oltre.

Alcuni amici raccontano di come in questi ultimi mesi hanno detto ‘sì’ al lavoro.

Stefano racconta che proprio a partire dall’abbraccio che ha ricevuto dagli amici dell’Associazione negli ultimi quindici anni ha potuto dire si anche alla proposta di lavorare in un reparto Covid del suo ospedale: “Tutta l’esperienza bella e positiva vissuta in questo luogo, aver ricevuto tanto, mi ha fatto dire ‘sì’ pur preoccupato di ciò che poteva succedere a me e alla mia famiglia. Partire da questa esperienza di abbraccio mi ha permesso di aprimi alla realtà, pur nella fatica”.

F. racconta del suo lavoro in Protezione Civile e di come è passato da un lavoro in cui si è preparati all’emergenza, ma in tempi limitati e protocolli definiti, a un lavoro a cui nessuno era preparato, anche più umile rispetto alle sue competenze: “Lo fai perchè ti è dato, attraversi il deserto perchè servi Qualcuno. In Famiglie per l’Accoglienza sono sempre stato costretto a guardare al valore dell’istante, proprio lì c’è qualcosa di buono, di misterioso, ma se non ci sto mi perdo il meglio, perchè nell’istante c’è una Presenza più grande che mi dice ‘tu vali e sei amato’ “. Succede così che anche nell’aridità di quel lavoro alcuni colleghi pensano a lui per chiedere a chi si possano dare tonnellate di pasta arrivate o cibo avanzato, arrivando anche ad aiutare le mense locali dei poveri. E così F. conclude “Se non ci fossi stato, tutto questo me lo sarei perso, Dio riesce a scrivere cose belle dentro righe stortissime. Ho capito di più che non siamo noi a dare significato alle cose, che non mi devo aspettare la felicità da un esito buono, ma che nell’istante accade sempre qualcosa di grande”.

Michele, nel proprio lavoro di responsabile del personale di una azienda con centinaia di dipendenti sparsi in tutta Italia, ha dovuto fare i conti col lockdown e la cassa integrazione delle persone, la povertà di chi riceve in questi mesi pochi euro perchè non ha lavorato. Commenta “Quando le persone chiamavano per avere chiarimenti avrei potuto non rispondere o girare la testa dall’altra parte, ma questa storia di bene in cui vedo che c’è Qualcuno che non ci molla mai, mi ha fatto capire che anche io non potevo non guardarli e dovevo provare almeno ad ascoltare chi chiedeva cosa ne sarebbe stato del suo futuro. Io posso mollare, ma c’è Uno che non ci lascia e non si dimentica di me”.

Una famiglia racconta della loro lunga attesa fino all’arrivo del figlio alla fine dello scorso anno e di come abbiano fin da subito capito che “l’adozione è un aspetto comunitario, coinvolge la tua famiglia, ma anche gli amici e tutti quelli che vivono vicino a te e attendono con te”. Cosa li ha sostenuti in questa lunga attesa? “Sapere di stare facendo la cosa giusta per noi e per lui”. Così l’attesa si riempie di una speranza e di una crescita inaspettata.

E poi testimonianze di fatiche grandi e incertezze sul lavoro, periodi di attesa in questo tempo così “sospeso” dove tutto è stato rinviato- Un tempo comunque di crescita e di lavoro su di sè. “L’incontro è stato davvero l’occasione di vedere tanti ‘io’ in azione”, ci dice verso la fine il nostro amico Giancarlo collegato da Pescara: “Stasera ci siete stati voi, non le fatiche dei vostri figli, ma voi e ricordate che senza di voi questi figli non potrebbero crescere. E’ un lavoro su di voi che vi ha messi in moto, ciascuno, come persona. Famiglie per l’accoglienza è sorretta da tutti questi ‘io’ adulti che si mettono in gioco con la realtà”. E col motto scout di Danilo – “Sorridi e canta anche nelle difficoltà” – ci siamo salutati dopo un incontro intenso, durato quasi due ore.