
La doppia appartenenza nei ragazzi accolti
La mia casa sono i tuoi occhi che si destano
che guardano stupiti il mattino.
Che portano in questo mondo la certezza
del Mondo dove vive la Speranza.
La melodia e le parole del canto “Mi casa” hanno introdotto il terzo incontro del percorso regionale di quest’anno con a tema “Accoglienza, strada di Speranza” e oggi a Bologna conclusione con il contributo del dott. Gregorio Mazzonis, terapeuta esperto in affido, adozione e disabilità.
Abbiamo approfondito il tema della doppia appartenenza dei nostri figli accolti, tema molto caldo e ci tocca sia per l’esperienza delle famiglie affidatarie e che per quelle adottive.
È sempre più evidente che dobbiamo tenere presente questa duplicità: i nostri figli hanno un prima, spesso un prima doloroso che ha ferito e che appesantisce così tanto da determinare tutto e poi hanno noi, la nostra famiglia, il nostro tentativo audace di volergli bene, di accompagnarli nel pezzo di vita che ci è chiesto.
Capiamo che la loro origine non può essere censurata o velata, ma a volte suscita paure che rischiano di creare distanze. Un’origine, un passato che occupa il presente, che non fa vivere l’oggi e nemmeno permette di poter progettare un futuro.
Eppure, abbiamo visto che se accompagniamo i nostri ragazzi, se stiamo davvero con loro si riesce a tenere dentro tutto, anche i pezzi che fanno così male così come cita la frase di una ragazza accolta: “La storia è la mia e la voglio avere tutta!”
Ci interessa capire come nel rapporto con i nostri ragazzi accolti questa duplice appartenenza possa convivere, come il loro bagaglio di sofferenza e di paura di essere abbandonati possa essere alleggerito, gestito, perché a volte la loro rabbia e il loro dolore è così travolgente che sembra cancellare tutto e che tutto sia stato inutile.
Introdotti da Sara Bonfiglioli abbiamo approfondito come davvero questa doppia appartenenza possa essere risorsa e non inciampo e noi genitori come resistere e come possiamo essere davvero roccia che non crolla.