News

A viso scoperto

Domenica 23 marzo, ospiti della scuola “La Carovana” di Modena abbiamo ascoltato una testimonianza per certi versi semplice: i due sposi raccontano la fase dell’innamoramento, la difficoltà ad avere figli, la ricerca di una risposta al loro desiderio di essere genitori e le coincidenze che li portano a incontrare la loro figlia adottiva.

Il racconto di F. e A., che si passavano il microfono come in una danza, in un ritmo di vita vissuta insieme che non li ha messi mai in imbarazzo o in competizione o in dissonanza tra loro, è apparso semplice, anzi semplicissimo, come se la regia fosse di un altro, come se fatica del fare, del ripetere e del riprovare, e poi del cadere e ricominciare non fossero visibili se non dietro le quinte.

Questi amici hanno raccontato per un’ora e mezza della loro vita e, in questa vita, dello tsunami che è stata la loro esperienza di genitori. Perché la ragazza fin dai primi anni della scuola superiore ha iniziato a stare male, a non dormire di notte perché aveva delle crisi, a scontrarsi con loro, fino a chiamare i carabinieri e a entrare e uscire dal pronto soccorso. Ma nessuno trova la cura e i genitori, un giorno quando lei era già maggiorenne, dopo l’ennesimo pronto soccorso, dicono alla figlia e ai medici: «Guardate, noi non ce la facciamo, non possiamo più tenerla in casa in queste condizioni siamo i genitori, continuiamo a provarci, ma non ce la facciamo!» Questa frase, che sembra una sconfitta, è l’inizio della consapevolezza di un bene più grande, di un bene che accoglie il proprio limite e, solo a questa condizione, anche quello dell’altro. È l’inizio per ritrovare la forza e la libertà di stare di fronte a V. e di lasciarle fare la sua strada. Sì, perché lei ha rifiutato di andare dalla loro amica psicologa, ha rifiutato di parlare di sé e del suo trauma infantile, ha rifiutato quasi tutto, ma li guarda, e riconosce il loro amore. La sua strada è altra rispetto a quello che i genitori potevano avere in mente: fidanzato, amicizie, cure, … tutto il contrario, molto diverso da quello che avrebbero pensato.

Un giorno V. però dice alla mamma: «Vorrei guardare con te una scena di questo film perché lì si capisce bene come mi sento quando sto male.».  È Inside out 2! Dopo aver mostrato a sua mamma le reazioni di Ansia (emozione complessa e che la manda fuori controllo quando commette un errore) si volta e le dice: «Sai mamma, quella sono io, … E tu sei Gioia: mi fa tornare al presente e alla realtà è proprio così quando sto male nessuno può entrare.» E poi: «Tu sei Gioia!».  Gioia è l’emozione che le ricorda sempre tutto il bene che è. E in quel momento la mamma si sente perdonata per tutti i tentativi di aiuto falliti del passato.

La trama delle fatiche che hanno attraversato e che i genitori dovranno attraversa  insieme a V. fa capolino tra le pieghe del racconto, ma ciò che rimane è la certezza di poter guardare il dolore che attraversa sé e l’altro “a viso scoperto”, con una ultima semplice fiducia nella regia di Colui che solo conosce il nostro cuore e può realizzare la nostra gioia.

Roberta