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Perché l’accoglienza è un cammino di speranza

Perché l’accoglienza è un cammino di speranza? Silvia e Gimmy lo hanno raccontato ripercorrendo la loro storia familiare, in occasione della giornata di convivenza di Famiglie per l’Accoglienza Toscana domenica 23 marzo.

All’inizio per Silvia e Gimmy – sposati da 40 anni, con quattro figli e sette nipoti – l’incontro con alcune famiglie accoglienti a Verona ha fatto nascere il desiderio di imparare la loro apertura di cuore. «Crescendo i nostri figli – raccontano – è cresciuto il nostro desiderio di metterci in gioco e alla fine abbiamo cominciato con l’ospitalità di una mamma straniera per sei mesi». L’impatto con il resto della famiglia, non è semplice, ma ogni giorno l’accoglienza riparte dalla domanda che questa donna pone a loro continuamente: «Mi volete bene?».

Un passo importante arriva nel 2006 a seguito della richiesta della ASL di una famiglia per una casa di accoglienza già esistente. «Abbiamo detto sì, per primo al Signore, e affidandoci alla nostra compagnia: è possibile accogliere se noi stessi siamo accolti per primi».

Ma come si fa ad accogliere ragazzi con storie difficili, “rotte”, con tante problematiche? «Ci siamo resi conto che il Signore chiede di entrare nella nostra casa attraverso questi figli. Ci viene permesso di accompagnare questi ragazzi e ci viene chiesto di guardare a loro, non tanto a quello che fanno. Così come siamo chiamati a voler bene alla loro storia precedente e a quella futura. E questo può avvenire se la nostra vita poggia su un “pieno”: la speranza si trasmette se per primi la viviamo noi! Solo così possiamo sfidare la libertà dei nostri figli».

Tutto questo passa attraverso il quotidiano, alle “solite cose”, anche se spesso non ce ne accorgiamo. Così succede che, nel tempo, anche se non sembra possibile o quando sembra un fallimento, si vedano i frutti dell’accoglienza. Gimmy cita l’esempio di una ragazza, uscita dalla casa famiglia quasi sbattendo la porta e dopo qualche anno, invitata a raccontare la sua storia, ha testimoniato il bene ricevuto.

L’accoglienza è un cammino in cui non si può essere da soli: «Avere una rete intorno è davvero un dono, per noi stessi e per i nostri figli che possono trovare altri adulti a cui appoggiarsi».