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Piccoli segni di bene in un mare di bisogno

Domenica 16 febbraio si è svolto online un incontro di presentazione dell’Associazione agli amici brasiliani. Marco Mazzi, che ha partecipato, racconta com’è andata.

«Per molto tempo l’amicizia e la fedeltà dentro la stessa avventura dell’accoglienza ha superato la distanza e ha mantenuto dei legami preziosi e operosi. In Brasile ci sono famiglie che vivono l’adozione e che si aiutano in questo da diversi anni. Con tenacia seguono i collegamenti periodici e i momenti principali in Italia. Ora è maturato il desiderio di raccontare questa esperienza di gratuità al movimento di Comunione e Liberazione nel cui alveo la nostra storia è nata».

Alle oltre cento persone collegate Luca Sommacal ha delineato i tratti essenziali di Famiglie per l’Accoglienza. «Prima che un’associazione è un’amicizia. Una rete di famiglie amiche che si accompagnano nell’esperienza dell’accoglienza famigliare e che promuovono la cultura dell’accoglienza come un bene per la persona e per la società. Nasce da una commozione, dal muoversi insieme di persone destate dal medesimo desiderio di aprire la propria casa, il luogo più intimo, il proprio cuore, a chi è bisognoso, per farlo entrare nella propria vita definitivamente. Gesti di accoglienza anche semplici, attraverso i quali abbracciamo i bisogni e le ferite di chi incontriamo».

«Il vescovo Giancarlo Petrini, grande amico della nostra storia, ha ricordato che siamo chiamati a partecipare al Mistero e alla resurrezione di Cristo e che ha visto in noi il prevalere di una grandezza umana che il Signore saprà valorizzare – continua Marco Mazzi -. Un piccolo gruppo di famiglie in una nazione sconfinata, piccoli segni di bene in un mare di bisogno. Che commozione testimoniarli, raccontarli come una strada possibile, un cammino pieno di sacrifici e di sorprese, di legami e di fedeltà, di gratuità e obbedienza al Mistero presente nell’altro che abbiamo accolto! Raccontava una persona che l’accoglienza segna la vita e i rapporti, dai più lontani a quelli più intimi, e che la sua esperienza è nata incrociando il sorriso di una bambina abbandonata. Storie piene di dolore, fino alla tentazione di non farcela, piene di mendicanza e preghiera, di obbedienza quotidiana alla circostanza».

Nel corso dell’incontro alcune testimonianze, fra cui quella di una mamma che, dopo due adozioni, si accorge che il Signore continua a prendere l’iniziativa. «Prima era un’adolescente rimasta incinta che non voleva il bambino. Veniva a casa nostra nei fine settimana e facevamo il corredo insieme, viveva con i miei figli e ha deciso di avere il bambino. La seconda, anche lei adolescente, era maltrattata in casa e voleva vivere per strada, aveva uno sguardo triste, come se avesse già vissuto una vita intera. Anche lei è rimasta incinta e ha avuto il bambino. A volte veniva a stare con noi. Poi abbiamo preso un ragazzo che sarebbe stato adottato da una coppia italiana. È stato difficile perché i miei figli erano già grandi e hanno finito per essere un po’ segnati dalla situazione. Poi ci siamo fermati, ma il destino ci ha richiamati. La madre di mio marito si è ammalata, ha avuto un tumore».

La proposta, al termine dell’incontro di presentazione, è stata continuare un cammino seguendo i contenuti del libro “Il miracolo dell’ospitalità”, perché i gesti siano pieni di consapevolezza e sostenuti da una compagnia che sfida le distanze.