
“Ci si può ancora fidare di Dio?”
Un incontro, una domanda provocatoria e la storia di due vite che si sono intrecciate nel segno della rinascita. “Ci si può ancora fidare di Dio?” è stata la provocazione lanciata durante l’incontro a Bologna, e a rispondere sono stati Laura e Tommaso, testimoni di un cammino che ha attraversato il dolore, la ribellione, la ricerca e infine l’abbraccio di un amore che ricostruisce.
Laura: dalla diffidenza alla scoperta di un Dio che è amore
Laura cresce in una famiglia semplice, dove la fede è una presenza costante, ma spesso vissuta come imposizione. Suo padre parla sempre di Dio, mentre lei, adolescente, decide di prendere le distanze. La sua vita sembra riempita di tutto: studi, viaggi, esperienze, ma dentro di sé sente un vuoto che non riesce a colmare.
Nel 2006, durante una missione di evangelizzazione sulla spiaggia, incrocia un gruppo di giovani con la maglietta “Chi ha sete venga a me”. La sua reazione è di fastidio e ironia. Li prende in giro, non vuole sentir parlare di Dio. Ma qualche anno dopo, un incontro cambia tutto. Un’amica la invita a un evento di Nuovi Orizzonti. Laura accetta con la scusa di fare un giro a Roma, ma lì, inaspettatamente, si trova immersa in un’energia nuova, in un luogo pieno di ragazzi che cantano, lodano, gioiscono. È lì che ascolta una catechesi su un Dio che non è solo sacrificio e crocifisso, ma un Dio che è amore. E per la prima volta si chiede: “E se fosse vero? Se Dio mi amasse davvero?”
Quella scoperta la travolge. Decide di mettersi in cammino, di lasciarsi guidare, fino a scegliere di entrare in comunità per un percorso di discernimento. Vuole capire se Dio la chiama a qualcosa di più grande.
Tommaso: dalla dipendenza alla libertà
La storia di Tommaso parte da lontano, da un’infanzia segnata dall’assenza emotiva dei genitori. Cresce con un senso di vuoto che cerca di riempire altrove, prima nel gruppo di amici più grandi, poi nelle sostanze. A 11 anni comincia a fumare, poi passa alla droga. La sua vita diventa un continuo cercare qualcosa che lo riempia, che gli dia un senso di appartenenza. Lavora nei ristoranti di lusso, veste abiti firmati, frequenta locali esclusivi, ma il vuoto dentro di lui non si colma. E la dipendenza diventa una prigione.
Un giorno, all’estremo della disperazione, sua madre gli propone di andare con lei a Medjugorje. Non sa nemmeno perché accetta. Forse per farla contenta. Ma è proprio lì, davanti alla statua di Maria, che qualcosa si spezza. In un grido di dolore lancia la sua ultima sfida: “Se esisti davvero, fammi vedere che ci sei!” E in quel momento, nel silenzio, sente un abbraccio, un calore che non aveva mai provato. Un amore che gli sussurra: “Tu sei prezioso ai miei occhi, io ti amo.”
Decide di cambiare vita. Entra in comunità, si mette in cammino. È lì che incontra Laura.
Un amore nato tra le mani di Dio
Quando Laura e Tommaso si incontrano, lei è determinata: “Signore, io voglio stare solo con te”. Ma c’è qualcosa in Tommaso che la spiazza, che la sfida. E nel tempo, tra paure, resistenze e abbracci lunghi 40 minuti in cui nessuno dei due osa parlare, si rendono conto che Dio li ha pensati insieme.
Dopo un lungo discernimento, scelgono di sposarsi. Ma la loro vocazione non è quella di una famiglia “normale”. Sentono che la loro missione è nell’accoglienza, nel servizio. Si trasferiscono in Sicilia per aprire una comunità per minori, ma le difficoltà burocratiche e le tensioni rendono impossibile il progetto. Si sentono persi, spenti. E allora decidono di partire, senza sapere dove, con i loro due figli, quattro valigie e 500 euro.
La Provvidenza guida i loro passi. Viaggiano senza sapere dove fermarsi, fino ad arrivare in Emilia-Romagna, dove una famiglia li accoglie e offre loro una casa a Lugo. All’inizio sono scettici, ma poi si rendono conto che tutto quello che sta accadendo è un segno, un invito a fidarsi.
La chiamata all’accoglienza
A Lugo scoprono il mondo dell’affido. Un’amica racconta loro che è possibile accogliere bambini in famiglia, e per loro è una rivelazione. Fanno il corso e solo pochi giorni dopo ricevono un altro segno quando le famiglie di Famiglie per Accoglienza fanno il pellegrinaggio di inizio anno proprio vicino a casa loro. Ancora una volta, la realtà risponde alle loro domande non appena decidono di affidarsi.
Ora vivono lì, con il cuore aperto alla vita e all’accoglienza, certi che la Provvidenza continuerà a tracciare la strada. E guardando indietro, tra errori, cadute e rinascite, sanno con certezza che sì, ci si può ancora fidare di Dio. Basta avere il coraggio di lasciare tutto e seguirlo.