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Vi racconto di mia mamma Rosa

Il miracolo della cura e del colore

In varie regioni proseguono gli incontri dei “Gruppi anziani” o “Gruppi accoglienze varie”, dove si ritrovano e si confrontano famiglie che accolgono a casa i propri genitori, o parenti ammalati: nei gruppi si condividono la fatica e la bellezza di sostenere chi ha bisogno, quotidianamente, di una presenza amorevole. I racconti dei nostri amici, della loro forza e spesso creatività nell’accompagnare chi è sofferente sono per noi un insegnamento. Riportiamo qui l’esperienza di Silvana di Rapallo, dei suoi fratelli e della mamma riportata al sorriso dalla loro compagnia e persino dalla proposta di un lavoro, che nuovamente la fa sentire utile e protagonista.

Nel luglio 2023 mia mamma- 95 anni- ha cominciato a stare male, finché una sera, decisamente peggiorata, è finita al Pronto Soccorso. Dopo gli esami e l’attesa, si affaccia una dottoressa che dice: “ma sua mamma ha il diabete! Non ho mai visto una persona viva con questi valori”. Era in coma glicemico, mi sono resa conto che l’avevamo ripresa al volo… E’ stata ricoverata per diversi giorni. Nonostante il personale facesse tutto il possibile, la mamma ha trascorso il tempo ferma nel letto, con tutti i tubicini attaccati; la possibilità di visite per noi era limitata agli orari concessi. Il 2 agosto è stata dimessa e la dottoressa, viste le condizioni oggettive e le mie domande un “po’ strane”, mi prepara e dice: “Non pensi che sua mamma possa alzarsi dal letto ”. Tornata a casa, insieme ai miei due fratelli e alle cognate abbiamo trasformato completamente la camera con tutti gli apparati necessari. Per tre volte alla settimana venivano gli infermieri domiciliari della ASL per curare le piaghe da decubito che aveva acquistato stando ferma in ospedale . Abbiamo poi imparato a misurare la glicemia, per tenere sotto controllo il presunto diabete, mentre per nutrirla potevamo solo darle frullati, omogeneizzati, e la cannuccia per bere l’acqua. Mia mamma era quindi allettata e difficile da spostare. Con il passare dei giorni insistendo con l’alimentazione e costringendola a mangiare, o meglio, a “buttare giù” quello che a volte con insistenza le inserivamo nella bocca, ha iniziato a migliorare attraverso una cura continua basata soprattutto sulla mia/ nostra presenza. Ci siamo accorti poi che non c’era più bisogno dell’ossigeno. Nel frattempo le piaghe curate dagli infermieri si stavano rimarginando, e soprattutto cominciava a bere acqua (non vino, ma questo poi lo avrebbe recuperato!); non c’è stato più bisogno di flebo, né di catetere. 

Il passaggio più importante è stato quando mia cognata Roberta, fisioterapista, ha scoperto che la mamma poteva stare in posizione seduta al bordo del letto, poggiando le gambe a terra. Questa posizione le permetteva di appoggiarsi a un tavolino e quindi ha iniziato a mangiare stando seduta 

L’altra conquista è stata quella di farle raggiungere il tavolo in sala, e mangiare insieme a noi tre iniziando a usare le posate per nutrirsi con cibo solido tagliuzzato. Nel giro di qualche mese, stando a casa e stimolando continuamente l’autonomia e il movimento senza l’uso di particolari medicinali, la mamma è tornata quasi nella condizione precedente all‘ospedalizzazione e ora la glicemia che continuiamo a misurare una volta al giorno, si è stabilizzata a livelli quasi normali, anche se la sua testa è sempre più confusa .

Ma c’è un’altra “resurrezione” che vorrei raccontare. La mamma prima leggeva o giocava a carte e solo qualche volta ascoltava la tv. Aveva poi abbandonato questi interessi o passatempi e quindi la maggior parte del tempo stava seduta e inattiva. La badante mi ha suggerito di provare a farla colorare. Ho deciso di disegnare io stessa (fa parte del mio lavoro) per poi farla colorare dicendole che i disegni mi servono e che devo portarli ai bambini delle scuole: lei dunque lo ha considerato quasi un lavoro che deve fare per me, per aiutarmi. Avevo la possibilità, grazie al mio lavoro da dipendente pubblico, di usufruire del congedo straordinario della legge 104 per curare mia mamma. Provenivo da un periodo molto demotivante nel mio lavoro e quindi ho approfittato di questo nuovo ruolo di caregiver per riprendere attività creative che facevano bene anche a me. Allestito il tavolo della sala con pennarelli e matite colorare, ho Iniziato disegnando su un album in formato piccolo per poi passare al formato più grande. Mi sono guardata intorno facendomi ispirare da ciò che vedevo , riproducendo forme e geometrie, fiori, oggetti, facce, foglie, casette, senza un pensiero preciso. La mamma, che era una maestra, riusciva a stare dentro i contorni e spesso sceglieva i colori, ma la cosa che più mi sorprende anche oggi è che quest’ attività è l‘unica che la tiene impegnata e un po’ concentrata e la distoglie, almeno per un breve tempo, dai pensieri e le domande ripetitive ed ossessive che le occupano la testa, senza tregua. 

In questi mesi abbiamo prodotto tra originali e fotocopie centinaia di disegni colorati e così il 13 luglio, giorno del mio compleanno, (lei sostiene che ho circa 30 anni..) mi è venuta un idea: abbiamo portato con noi la mamma e alla fine della festa, lei seduta al tavolo, aveva i disegni arrotolati che le avevo fatto preparare, ogni amico sceglieva un disegno e la mamma firmava “dal vivo” le sue opere. Lei non ricorda più nulla e la sua memoria in questo tempo ha fatto tanti passi indietro. La casa è piena di cartelli con la risposta alle solite stesse domande. In conclusione: a distanza di un anno, mia mamma oggi mangia con noi, fa qualche passo col suo carrellino, addirittura a volte ci scappa per andare in bagno da sola! Certo la tempra di alcuni soggetti, come mia mamma, è davvero sorprendente ma … Posso dire per esperienza e non per competenza che una ripresa di vitalità, anche nelle persone più anziane, nonostante i segnali non diano speranze, è favorita certamente dalla cura in ambito familiare. Tutto ciò quindi che può incoraggiare tale scelta sia per l’anziano che nel fine vita, va appoggiato, sostenuto e …caldeggiato. 

 

Silvana, Rapallo