Il racconto del pellegrinaggio in Sicilia
Il 13 ottobre circa quaranta famiglie, giovani e meno giovani, con figli naturali, adottati e in affido, provenienti da varie città e paesi della Sicilia Orientale si sono date appuntamento a Siracusa per il tradizionale pellegrinaggio con cui l’associazione inaugura il nuovo anno sociale. Un gesto iniziato notando un fatto: solo a poche centinaia di metri dal luogo del raduno, la Madonna, nell’agosto del 1953, aveva pianto nella modesta casa di un’umile famiglia di operai.
Per una strana coincidenza con il tema della giornata, “Accoglienza, Strada di Speranza”, San Giovanni Paolo II, in visita nel 1994 per la dedicazione del Santuario alla Madonna delle Lacrime, chiamò quel pianto “Lacrime di speranza”, un giudizio che ci ha accompagnato per tutta la giornata.
Il Pellegrinaggio è stato un cammino, una strada con le sue soste: il rosario meditato, la messa, il pranzo al sacco in condivisione e l’assemblea finale. Una strada senza buche se non le nostre fragilità, le nostre ferite che abbiamo consegnato al grande cuore della Madonna.
Accolti dal saluto di padre Aurelio, rettore del santuario, abbiamo ascoltato la messa e al termine ci siamo recati nel salone delle Opere Pastorali per il pranzo, che è stato un momento di vera condivisione, chiassoso, ma ricco di nuove conoscenze e di storie, con tratti molto comuni.
Dopo aver consegnato i figli ai ragazzi che li hanno intrattenuti con giochi e gare in cui mettersi in competizione, è iniziata l’assemblea, preceduta dalla visione di un video sulla lacrimazione della Madonna e introdotta da un canto, la Canzone del Destino di Claudio Chieffo, che i nostri giovani amici, Giuseppe e Matteo, hanno insegnato ai presenti affinché “l’impegno canoro” fosse partecipato e corale.
“Accettare la sua diversità è faticoso ed è altrettanto faticoso e doloroso accettare di non riuscire a volergli bene come il mio cuore vorrebbe”: quanti all’assemblea si sono riconosciuti in queste parole di Francesca, parole che solo in un Santuario possono essere pronunciate, a condizione che siano mendicate.
Il Filo Rosso sottolinea: “Quando tutto sembra contraddittorio e negativo, l’abbraccio del dolore di chi accogliamo già veicola un’esperienza di bene, che apre ad una prospettiva di certezza per il futuro” : lo sa bene Sara che conclude la sua testimonianza dicendo: “Ciò che mi sta più a cuore, ciò che chiedo al Mistero è che mi faccia cogliere dentro la vita di ogni giorno, dentro le cose quotidiane, il respiro dell’infinito, il respiro dell’eterno”, quel desiderio di bene che non si ferma neanche davanti al limite più insormontabile: la morte.
Qualche mese fa è venuta a mancare la nostra cara amica dell’associazione Gianna, e suo marito, Michele, ha accolto l’invito a testimoniare questo momento così doloroso per lui e per suo figlio. Terminato il suo commosso, ma misurato intervento, il nostro amico Giancarlo di Pescara, ha sottolineato che il filo conduttore della testimonianza è stato un “noi”, come a dire che la famiglia è rimasta intera.
Matteo e Giuseppe, i due giovani padri che ci hanno fatto cantare, hanno poi fatto una domanda che riguarda le giovani coppie che si avvicinano all’adozione o all’affido : “come si capisce quando è il momento giusto per accogliere?”. Alfredo, chiamato in causa da Giancarlo, ha risposto con molta semplicità dicendo che si capisce perché è un’evidenza, è un fascino che accade e non ci sono istruzioni da seguire. La stessa evidenza di cui abbiamo fatto esperienza in una giornata come questa, dove tutto è apparso legato, dal pranzo, ai momenti insieme alla messa, tutto tenuto insieme dall’origine, Cristo. E la Madonna, con il suo pianto e la sua compassione, non si stanca di farci fare memoria.
Viene in mente l’esordio con cui il servo di Dio don Luigi Giussani, nel 2004, si rivolse ai partecipanti al pellegrinaggio di Loreto: “Oh Madonna tu sei la sicurezza della nostra speranza !”.