News

Racconti e immagini della vacanzina di Bergamo

 

Per la prima volta, dal 27 al 30 giugno, alcune famiglie dell’Associazione di Bergamo hanno trascorso tre giorni insieme nella spettacolare cornice dello Stelvio, in una piccola frazione di Santa Caterina Valfurva. Una cinquantina di persone, tra cui famiglie affidatarie e adottive o che hanno aperto le loro case a varie forme di ospitalità o in attesa di comprendere la loro strada, hanno condiviso momenti conviviali, di gioco, canti e balli, gite e testimonianze in un clima semplice e familiare.

Io, che ero arrivata in montagna un po’ rattristata per una discussione avuta giorni prima con la figlia più grande, mi sono ritrovata immersa in una bellezza che ha superato di gran lunga le mie aspettative. Quanti piccoli gesti commoventi sono accaduti in questi giorni! Dalle mani tese dei ragazzi più grandi verso i più piccoli durante la fatica delle camminate alla pazienza di stare a chiacchierare ore con i bambini durante le gite; dalla condivisione della propria vita con le sue ferite al piangere insieme per la gratitudine di aver incontrato amici che ti comprendono e ti sanno abbracciare in quel dolore; dalla libertà di poter essere se stessi fino in fondo senza essere giudicati alla certezza di essere perdonati.
Quello sguardo di attenzione all’altro e di abbraccio che, dagli anni dell’università, mi fa guardare all’Associazione di Famiglie per l’Accoglienza con stupore, si è rinnovato ancora una volta, come se mi fossi sentita amata e abbracciata da Gesù stesso che, per me, si fa conoscere nei volti di questi amici. Sono tornata a casa con il cuore pieno di gratitudine perché quel desiderio di felicità vero che vivo nel profondo, ha trovato un luogo in cui poter iniziare a realizzarsi. Grazie, amici grandi e piccoli!
Lucia

Confesso che ero abbastanza preoccupato per l’organizzazione di questa vacanza: più andavamo avanti nel prepararla e più mi rendevo conto di quanto fosse complicata, di quante variabili andassero calcolate: dalla posizione all’uso degli spazi, al tempo meteorologico, poi gli orari, l’attenzione agli adulti e ai bambini, il percorso delle gite, fino ai parcheggi, l’organizzazione dei giochi, la scelta dei film e dei canti adatti a tutte le età, la tecnologia, eccetera, per non parlare poi del mio compito di guidare la preghiera (per me assolutamente nuovo) e di condurre gli incontri, e poi tante altre incognite. Tante cose da tenere tutti insieme e mi sembrava un’impresa veramente difficile. Invece, tutto è filato liscio come l’olio e una delle parole usate più frequentemente nell’assemblea finale è stata la parola “semplicità”. La sensazione di una grande semplicità.
Allora mi sono chiesto: perché una cosa così complicata sulla carta è poi risultata così semplice per tutti, anche per me? La prima risposta che mi sono dato riguarda la corresponsabilità: c’è stata davvero grande condivisione non solo all’interno del gruppo che aveva preparato la vacanza, ma tra tutti gli adulti e anche tra i figli: ho visto i ragazzi più grandi prendersi cura dei più piccoli, con grande pazienza, con naturalezza. Ho capito che uno dei punti di forza della nostra Associazione è il fatto che tutti si prendono cura di tutti e di tutto. Ho imparato molto osservando il comportamento di ciascuno. Ma c’è qualcosa di molto più grande: la bellezza di un’esperienza come questa non può essere frutto solo della nostra generosità. Ho toccato con mano il dono di una Presenza tra noi che ci tiene uniti e che genera piccoli e grandi miracoli.
Luigi

Premetto che non avevo tanta voglia di fare questa vacanza, un po’ perché avevo altri impegni con i miei amici e un po’ perché non c’era nessuno della mia età.
Poi però è stata tutta un’altra cosa, mi sono trovato molto bene con i bambini ma anche con gli adulti parlando con loro di vari argomenti.
Io non frequento più la Chiesa da quando ho fatto la Cresima, ma so che Dio è presente; lo so grazie agli amici dei miei genitori, quelli con cui ho trascorso la vacanza. Dico questo perché io vedo in loro qualcosa che in altre persone non vedo: penso a certe persone che sono state in vacanza (e che conoscevo già) e mi sembra incredibile come delle persone possano dedicare la propria vita ad altri, accogliendo bambini con problemi. Per fare questo ci deve essere qualcosa di più grande che ogni giorno è dentro di te e che ti ama.
È da un po’ che penso a questa cosa: ogni volta che frequento queste persone si respira un’aria diversa, un’aria che ti fa sentire uno di loro, che ti fa sentire accolto per quello che sei. Prendo spunto da questa frase per dire anche un’altra cosa importante: ci sono tanti bambini che vengono da una situazione complicata e alcuni di questi iniziano a porsi delle domande sul perché i propri genitori non li hanno voluti, come sta accadendo anche a mia sorella in affido. A tal proposito, ho notato quanto è importante per questi bambini ricevere l’amore che non hanno mai ricevuto: ho ben presente una scena di questi bambini che ridevano, era il sorriso di bambini che si trovavano in un luogo in cui si sentivano amati da tutti.
Certe volte durante questi quattro giorni mi è capitato di pensare alla storia di questi bambini e penso quanto possa essere difficile e quasi impossibile per loro rispondere a se stessi al “perché non mi ha voluto la mia famiglia?”. Ma subito dopo vedo anche tutto il bene che ora c’è attorno alla loro domanda.
Sono tornato molto felice dalla vacanza. Questi momenti passati mi fanno riflettere, mi fanno capire che persona voglio essere da grande e mi fanno intuire che c’è qualcuno di più grande che sto cercando. Penso di trovarlo proprio guardando queste persone.
L. (16 anni)