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Partecipare alla costruzione del bene comune

Siamo stati alle Settimane Sociali dei Cattolici che si sono svolte dal 3 al 7 luglio a Trieste. A tema democrazia e partecipazione. Presenti decine di opere nate dalla presenza dei cattolici nella società, dedicate alle mission più varie: dall’educazione alla condivisione, dal lavoro all’ambiente.

La sfida: raccogliere e raccontare la partecipazione alla costruzione del bene comune, di una dimora a misura d’uomo dentro la società, fino alla politica. Nella cornice del mare e dell’austerità della città triestina oltre mille delegati hanno partecipato ad incontri, dibattiti, tavoli di lavoro.

La settimana è stata inaugurata dall’intervento del presidente Mattarella che ha detto il valore di questa 50° edizione della manifestazione, raccordandola con la storia e i temi che hanno segnato gli ultimi decenni: “Una riflessione impegnativa con l’ambizione di mirare al “bene comune” che non è il “bene pubblico” nell’interesse della maggioranza, ma il bene di tutti e di ciascuno, al tempo stesso -ha detto il Presidente della Repubblica-. (…) Battersi affinché non vi possano essere più “analfabeti di democrazia” è causa primaria e nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere. Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme”.

Parole preziose che tentativamente erano anche il cuore di quelle decine di stand distribuiti in sette piazze della città, in cui tante opere nate nel popolo cattolico raccontavano la risposta al bisogno dell’uomo e la costruzione di una società più umana. Nelle piazze, per dire che tutto questo c’entra con la vita comune di tutti, desidera essere incontrabile da tutti.

Ogni realtà era chiamata a presentare qualche “buona prassi” da far conoscere e raccontare come esempio di questo tentativo di presenza, di questa trama di bene che sostiene la nostra convivenza. Al nostro stand, dove eravamo insieme ad altre associazioni del Forum delle Associazioni Familiari (AIBI, Associazione Fraternità, Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Azione Famiglie Nuove, CFC. Confederazione italiana consultori familiari di ispirazione cristiana), abbiamo presentato due “buone prassi” : “ Dimore per l’ accoglienza ” , l’associazione nata nella trama della nostra storia che raccoglie e sostiene 15 case-famiglia distribuite in diverse regioni; e in particolare l’esperienza di Fontana Vivace, la casa di accoglienza di Genova e il CASF (centro per l’ affido la solidarietà familiare) di Verona che da oltre 10 anni permette la collaborazione tra associazioni e servizi sociali nella promozione della cultura dell’ accoglienza e nell’accompagnamento delle famiglie affidatarie.

Abbiamo offerto allo stand le nostre dispense e il libro “Il bene che pemane”, strumenti di una cultura dell’accoglienza che nasce dall’esperienza. Abbiamo incontrato le persone una ad una, fossero vescovi interessati o turisti distratti. Il nostro desiderio era portare un piccolo contributo alla sfida lanciata dal card. Zuppi di passare dall’ io al noi, da una concezione individualistica alla coscienza del contributo che ognuno è chiamato a portare per il bene comune e al valore delle aggregazioni sociali.

E poi abbiamo ancora una volta gustato la bellezza della nostra amicizia, del dono uno per l’ altro, ciascuno con la propria storia, commossi e grati in questa storia di accoglienza che ci ha letteralmente cambiato la vita.

A conclusione la presenza del Papa. Le sue parole ci rilanciano: “C’è l’indifferenza, e l’indifferenza è un cancro della democrazia, la democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale ( …). Non dimentichiamo questo. Tante volte pensiamo che il lavoro politico è prendere spazi: no! È scommettere sul tempo, avviare processi, non prendere luoghi. Il tempo è superiore allo spazio e non dimentichiamo che avviare processi è più saggio di occupare spazi. Io mi raccomando che voi, nella vostra vita sociale, abbiate il coraggio di avviare processi, sempre. È la creatività e anche è la legge della vita.”

La creatività e il tempo, fattori che segnano anche la dinamica dell’accoglienza.

Marco Mazzi