Accogliere è come costruire una cattedrale
Domenica 16 giugno siamo stati a Creto, nell’entroterra di Genova, per la giornata di fine anno dell’associazione ligure. Ci siamo ritrovati in tanti, famiglie con figli naturali o con figli accolti, giovani coppie in attesa di completare l’ iter per l’adozione, nonni, molti che non avevano esperienza di affido o di adozione, presenti con entusiasmo perché invitati da amici, che invece stanno percorrendo la strada dell’accoglienza. Tutto era segno di una amicizia che ha a tema il desiderio di essere felici.
Ha colpito tutti noi più “anziani” quante famiglie ci abbiano chiesto di poter partecipare, riconoscendo quel luogo buono per sé, un luogo in cui è evidente la convenienza umana nello stare insieme e nel condividere l’esperienza.
La giornata è trascorsa in modo semplice. Al mattino, dopo una passeggiata nei boschi, tutti – grandi e piccoli – si sono divertiti a giocare in un grande prato: come sempre Fabio organizza gare di tutti i tipi, e chi non è abituato a vedere adulti che si rincorrono o si lanciano una enorme palla tenendosi per mano, resta stupito e divertito!
Pranzo insieme a casa di Siro e Betta all’ombra dei castagni, parlando e raccontando di sè , anche delle proprie fatiche e dolori; poi abbiamo cantato insieme e ascoltato la testimonianza di una giovane coppia che, dopo esperienze varie di accoglienza , ora ha in affido una bimba di un anno. “È’ successo un po’ all’improvviso”, ci raccontavano: dopo anni di attesa, questo SI è stato dato di getto: la bambina doveva uscire dall’ospedale, aveva bisogno subito di una casa. La mamma affidataria ha dovuto dare la notizia dell’allontanamento dal lavoro ai colleghi, e in mezzo a tanti commenti comunque positivi, uno l’ha colpita in particolare. La signora addetta alle pulizie dell’ufficio ha detto con emozione: “Quello che voi fate, accogliere nella vostra famiglia, è un po’ come la costruzione di una cattedrale: una cosa bella in modo evidente agli occhi di chiunque, ma che soprattutto è un segno per tutti. Non serve solo a quel bambino lì, serve a tutti. ”
La libertà con cui molti amici hanno vissuto questa giornata, mettendosi in gioco, ci ha stupito.
Era a tutti evidente come le nostre esperienze sono il segno che la dimensione dell’accoglienza, dentro la vita, vale per tutti i rapporti : riconoscere l’altro come un dono cambia tutto, nelle aspettative verso i figli, nelle nostre decisioni, nel nostro modo di guardare e di porci con fermezza piuttosto che con tolleranza, ma muovendoci sempre certi di un bene presente.
Laura e Betta, Genova