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Famiglie per l’Accoglienza Varese in vacanzina a Padova

Doveva essere un viaggio alla scoperta de “Il Santo”, come a Padova chiamano Sant’Antonio, ma, alla fine dei tre giorni, non solo ne abbiamo scoperti due (l’altro è San Leopoldo Mandic, frate cappuccino che ha dedicato la sua vita a confessare) ma, soprattutto, abbiamo (ri)scoperto l’unità fra di noi. Perché i tre giorni della nostra vacanzina hanno rinsaldato i legami fra famiglie che una convivenza organizzata con cura ha fatto emergere in modo naturale.

Eravamo oltre 80 a Padova a metà febbraio per una “tre giorni” fra la bellezza e lo stupore della Cappella degli Scrovegni, le passeggiate naso all’insù per le vie della città, e gli incontri con Roberto Filippetti e Sante Pagnin.

Il prof. Filippetti è stato preceduto in realtà dalla sua fama: molti di coloro che non lo conoscevano personalmente avevano però letto articoli e libri sul capolavoro degli Scrovegni cui ha dedicato tanti anni di appassionato studio che gli hanno donato una stupefacente capacità di affascinare chi lo ascolta raccontare i dipinti di Giotto.

Il secondo incontro in qualche modo inaspettato è stato con Sante Pagnin.

Ci si saremmo potuti aspettare una guida che ci raccontasse la storia del Santo e della Basilica, magari con qualche aneddoto curioso legato ai miracoli che Sant’Antonio ha compiuto nei secoli. E invece abbiamo trovato un amico che ci ha raccontato del suo personalissimo rapporto con il Santo e di come questo rapporto ha contraddistinto le tappe fondamentali della sua vita, dallo studio all’incontro con la sua futura moglie, al lavoro.

Sante ci ha dimostrato concretamente come un santo non sia tanto un “oggetto di devozione” ma possa diventare una presenza nella vita di ciascuno.

Guido Bollini ha organizzato la nostra tre giorni occupandosi di tutti gli aspetti sin nei dettagli. Proprio la cura che ha dedicato all’organizzazione ci ha colpito molto. Da dove viene questa attenzione Guido? Dal desiderio che tutto fosse organizzato alla perfezione o da cos’altro?

“Quando porto in vacanza la mia famiglia – ci ha detto Guido – faccio esattamente le stesse cose che ho fatto per i tre giorni a Padova. E’ una cura che nasce da un desiderio di bene. L’incontro con famiglie per l’accoglienza è’ stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, l’esperienza di un bene più grande di quello che potessi immaginare e quindi a questa famiglia voglio bene come se fosse la mia”.