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“Una ragione per affidarsi”: incontro con l’autore a Bergamo

Venerdì 20 ottobre il gruppo affido di Bergamo ha incontrato Giuseppe Monaco , uomo e padre, che ha ripercorso nel suo libro, “ Una ragione per affidarsi ”, i momenti in cui, da bambino, ha lasciato la sua famiglia di origine per iniziare un cammino di affido, insieme al fratello.

Il racconto parte da un sì decisivo, quello della mamma di Giuseppe: lei, per prima, inizia a fidarsi della famiglia a cui verrà affidato suo figlio. “Vedendo lei che si è fidata, anche noi figli ci siamo fidati”, ha raccontato Giuseppe. Così inizia l’accoglienza in una nuova famiglia: attraverso un quotidiano che è strutturante perché dà certezze, Giuseppe sperimenta che l’affido è “avere qualcuno che ti aspetta” e “sentirsi pensato non una sola volta, ma tutti i giorni”. Qui Giuseppe fa esperienza di bene, un Bene che lo accompagnerà anche dentro le pieghe più dolorose della sua vita.

A noi amici del gruppo affido, Giuseppe ha testimoniato che lo stare in una famiglia affidataria gli ha reso possibile uno sguardo nuovo sulla vita: questo Bene ha suscitato in lui un’attrattiva forte che gli ha permesso di trovare una strada e far e passi di consapevolezza.

Una famiglia affidataria, quella di Giuseppe, che non è mai stata sola: significativa ai suoi occhi è stata anche l’amicizia e la comunione respirata fra famiglie affidatarie che si accompagnavano lungo il cammino della vita. Questo è nuovamente, per noi, un richiamo forte al nostro stare insieme: una comunione che ci è necessaria per essere sostenuti e per ritornare, ogni giorno, all’origine di quel sì all’affido che abbiamo detto tempo prima. Oggi Giuseppe è sposato con Anna , e, insieme ai figli naturali, sono una famiglia affidataria: questo rende evidente che l’esperienza di affido costruisce nel tempo un Bene che ci si porta dentro e che, prima o poi, affiorerà.

Riprendendo il titolo del libro di Giuseppe, qual è dunque questa ragione per dire sì all’affido? E’ evidente che da questa storia emerge come un guadagno per sé e come la possibilità di sperimentare che c’è un disegno buono per ognuno di noi. È un “lasciarsi fare”, attraverso i volti che il Padre ci fa incontrare. È un Bene che si muove, commuove e permane.

Nadia