“Il desiderio è che tutti possano incontrare il bene che abbiamo incontrato noi”
Giornata di fine anno della Toscana con la testimonianza di Rossano e Roberta Santuari, sulla traccia del Filo rosso.
Rossano Santuari ricorda il primo incontro avuto anni fa con un amico di Famiglie per l’Accoglienza. Sua moglie Roberta aveva il desiderio di aprire la casa ad un affido, Rossano era più titubante. Ma quell’incontro lo ha sorpreso: è scattata una familiarità immediata, un’attrattiva forte, due fattori che lo hanno spinto a muoversi e hanno avuto un peso importante nel loro percorso familiare. “Quel bimbetto entrato in famiglia allora – racconta – ha spostato gli equilibri in casa. Da lì è iniziato tutto”. Roberta aggiunge: “Sentivo che la nostra felicità era qualcosa da donare, ero pronta. Ma quel bambino per due anni praticamente non mi ha guardato, così è scattata la pretesa… l’accoglienza è qualcosa che si impara”. E che ha portato, seguendo quell’attrattiva iniziale, una pienezza e un’intensità di vita inimmaginabili. “L’abbraccio della diversità dei ragazzi e accolti, ma anche delle loro famiglie, me lo sono trovato addosso – aggiunge Rossano – Ho riconosciuto che in questa esperienza ci guadagnavo a tutti i livelli”. Anche quando le cose non vanno come ci si aspetta.
Rossano e Roberta sono sposati da più di trent’anni, hanno cinque figli (la più piccola adottata) e due in affido. E hanno vissuto tante accoglienze, anche difficili e faticose. Ma forse nessuna come quella iniziata da tre anni: l’accoglienza della malattia. Roberta ha scoperto una sindrome cronica, fortemente invalidante, che ha messo in primo piano, racconta, “la mia fragilità, il limite evidente, ma mi ha reso docile ad un’obbedienza, a farci accompagnare, a scoprire una compagnia che tifa per me e mi aiuta a rialzare lo sguardo verso il destino buono”. Durante questo percorso sono successe tante cose sorprendenti, gesti e segni e una consapevolezza nuova: accorgersi, aggiunge Rossano, “che io non sono quello che faccio”.
La circostanza del limite sembra in contraddizione con la possibilità di portare avanti l’associazione – di cui Roberta è presidente in Trentino -, ma ha fatto invece nascere una dimensione nuova di corresponsabilità e nuovo slancio, con il desiderio “che tutti possano incontrare il bene che abbiamo incontrato noi”.