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Ad Ancona una via crucis speciale: famiglie e ragazzi della comunità ” Il Cigno” dietro alla croce

Nella Comunità “Il Cigno” di Ancona si è svolta alla mattina del sabato, la vigilia di Pasqua, una Via
Crucis “speciale”. Gli ospiti della comunità, insieme agli operatori e ad un gruppo di famiglie,
aderenti all’associazione Famiglie per l’Accoglienza, hanno partecipato ad una breve Via Crucis negli
spazi all’aperto e percorrendo il vialetto antistante la casa.

Un gesto semplice, essenziale, nei tempi e nei modi.
Un gruppo di sei famiglie che da diversi anni

frequenta la Comunità in cui sono ospitati una decina di adulti con handicap (che noi chiamiamo
“ragazzi”) propone un gesto per cercare di capire cosa la Via Crucis può significare per la propria
vita. La responsabile del Centro e gli operatori collaborano attivamente e condividono la proposta.
Viene proposto un percorso di cinque stazioni. Insieme con la catechista, che aiuta i ragazzi nella
esperienza di fede, l’iniziativa viene presentata ai ragazzi. Vengono scelti i testi del vangelo da
leggere e gli ospiti preparano i commenti e le preghiere per ogni stazione. Viene predisposta una
traccia ed i ragazzi, con il supporto degli operatori, si dividono i compiti: chi legge, chi commenta,
chi porta la croce.

Cosa c’è di speciale in questo? Apparentemente nulla. A guardare bene c’è una ricchezza
impensata. Gli ospiti, con i loro limiti dettati dalla malattia o dalle loro fragilità, che fanno
difficoltà a camminare, a seguirti nelle proposte, hanno però un surplus di amore e di sensibilità e
di affetto che li rende unici. C’è di speciale la serietà con cui è stata accolta la proposta, il
coinvolgimento totale della propria persona, la profondità dei pensieri scaturiti dalla loro vita, la
capacità di legare questo gesto con la propria vita quotidiana, la riconoscenza per chi li ha aiutati
ad essere protagonisti del gesto.

Riportiamo alcuni brani del commento ad alcune stazioni fatto dai ragazzi. Il testo non dà ragione
della bellezza vissuta, perché rappresenta un particolare riduttivo del gesto, ma ci permette di
intuire l’origine e la profondità della loro partecipazione:
(Gesù è caricato della croce)
 “Signore, ti sei lasciato deridere e oltraggiare.
Aiutaci a non unirci a coloro che deridono chi soffre e chi è debole.
Tu hai portato la croce: aiutaci ad accettare le nostre sofferenze, a non lamentarci ea non
lasciare che i nostri cuori si abbattano di fronte alle fatiche della vita”.
(Gesù è crocefisso sul Golgota)
 “Signore aiutaci a credere che con la tua morte, si aprono per noi le porte del Paradiso,
perché a noi tutto è stato perdonato.
Donaci tanta fede per godere la gioia del Paradiso”.
(Gesù, deposto dalla croce, è collocato nel sepolcro)
 “Signore, aiutaci oggi ad usare le parole solo per le cose necessarie, perché il silenzio della
tua morte è dono per noi, nell’attesa della tua risurrezione”.
Con questa testimonianza, arrivata a noi “dalla bocca dei piccoli” (Mt 21,16), camminiamo nella
vita di ogni giorno chiedendo di “non lasciare che i nostri cuori si abbattano”. La certezza di bene
per noi è fondata sulla roccia, “perché a noi tutto è stato perdonato”.
Così, “nell’attesa della Sua resurrezione” abbiamo atteso il giorno di Pasqua, ancora più
consapevoli del dono ricevuto: la compagnia permanente di Cristo nella nostra vita attraverso le
circostanze e le persone che Lui ci ha messo accanto.

Vincenzo Moretti