Temo, ma non temo. Perchè insieme si può affrontare qualunque cosa.
“Eh no papà, io temo, io temo” dice ironico e giocoso il figlio d Enea in risposta alla frase con la quale la fotografa Marina Lo Russo illustra la foto che ritrae lui, Enea e Giulia presentata in occasione della Mostra dei 40 anni di Famiglie per l’Accoglienza: “la madre accoglie, il papà potregge, il figlio non teme.”
“Lo sai che non temi,” gli risponde Enea, “i tuoi occhi dicono il contrario”.
“Teme, ma non teme”, commenta Luca Sommacal perchè quando siamo accompagnati, quando siamo insieme, possiamo affrontare qualunque cosa e non abbiamo più paura.
Siamo a Sommacapagna, nell’incontro organizzato da Famiglie per l’Accoglienza Veneto dal titolo “Lo stupore della gratuità: la forza di una testimonianza” che si è tenuto venerdì 12 maggio 2023 per dialogare insieme a Luca Sommacal, Presidente Nazionale di Famiglie per l’Accoglienza.
“Dopo l’intensità vissuta in questa mesi,” dice Paola Jannon, Presidente regionale, introducendo l’incontro, e pieni di stupore e gratitudine per quello che abbiamo vissuto, “con l’incontro di stasera noi intendiamo offrire un luogo, un’opportunità in cui la vita sia incontratile, vissuta da protagonisti, reale, bella, proponibile, una possibilità di incontro.”
“Costantemente a lavoro mi imbatto in colleghi che hanno una vita molto diversa dalla mia”, dice Giulia. “La settimana scorsa un collega mi diceva: “io fino a 35 anni non voglio figli perché mi voglio godere la vita!” Davanti ad un’affermazione del genere, mi rendevo conto che io sto vivendo un’esperienza totalmente diversa da quella frase, una vita di cui sono immensamente grata”
Samuela, che ha voluto portare la Mostra dei 40 anni a Chioggia, racconta di quanto ha “dovuto” presentarla al Vescovo. “Io avevo in mano il mio quadernino dove c’erano tutti gli appunti. Volevo nasconderlo perché era il segno della mia inadeguatezza, perchè le guide non hanno mai gli appunti sotto mano. La sera successiva il vescovo mi ha scritto un messaggio dicendomi che quel quadernino, segnato ed evidenziato, lo aveva colpito perché era il segno che quella cosa mi interessava tanto ed era colpito dalla profondità dell’esperienza che facciamo. Quel segno di inadeguatezza è diventato il segno di qualcosa d’altro.”