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Un’amicizia inaspettata

Qualche tempo fa è arrivata la notizia che sarebbe giunta nel mio reparto G. una ragazza dall’Africa: doveva curarsi e aveva bisogno di ospitalità. Alcuni volontari che non conoscevo, della mia città, si sono alternati nell’accoglierla in casa dopo la dimissione. Quando veniva in reparto per i controlli in ospedale la vedevo sempre triste, raccontava del lungo tempo passato a piangere; non sapevo davvero come aiutarla, se non fermandomi ad ascoltarla. Un giorno finalmente l’ho vista sorridente, e le ho chiesto come stava.

Mi ha raccontato che in quel momento era ospite di una coppia di giovani amici della nostra Associazione. La moglie l’aiutava a studiare italiano e inglese…aveva proprio un’altra espressione. Il giorno dopo la nostra amica mi chiede se avessi voglia di far conoscere G. a mia figlia, sua coetanea. La mia J. ha detto subito di si: un poco timorosa ma disponibile a questo incontro inaspettato. Io e la mia amica, felici, abbiamo organizzato una passeggiata con gelato e sosta in un punto panoramico, con vista sui tetti della città e sul porto. Un pomeriggio bellissimo! L’apertura di tutti noi a dire ognuno il proprio sì ha generato una bellezza che può solo rimandarci a Chi ci ha fatto incontrare. Nulla si è risolto, la malattia, le preoccupazioni, la fatica: ma tutto è stato ancora una volta abbracciato, accolto.

Elisabetta