“Eccomi”… testimonianze dall’affido.
Rischiamo di perderci il meglio, se non lasciamo alla nostra intelligenza da bambino, di affidarci con un semplice “eccomi”. Il racconto di Rolando ed Edda, del gruppo affido di Abruzzo e Molise.
Durante l’incontro del gruppo affido delle Famiglie per l’Accoglienza dell’Abruzzo e Molise, più volte è ritornata la parola “rischio” e il tema della “paura”, come anche delle responsabilità e di ciò che può accadere, di essere all’altezza o meno, di riuscire nel tempo, del rischio di destabilizzare il proprio equilibrio personale, familiare ed economico, della routine.
Questo periodo di pandemia in qualche modo ha costretto tutti a fare i conti ancor di più con l’incertezza, cosa che ha contribuito purtroppo ad aumentare le nostre paure.
Ma la paura penso faccia parte della vita, di conseguenza può non esserci nemica, e ci costringe a una maggiore consapevolezza, a uno sguardo più attento. Ripensavo, al riguardo, alla nostra esperienza di affido arrivata all’improvviso, senza una adeguata preparazione e con mille ragionevoli dubbi, senza conoscere bene le sue implicazioni né della compagnia che avremmo trovato nella nostra associazione.
Cosa ha vinto quella paura?
Il presentire che c’era un bene per noi, per quel neonato, per quella famiglia in difficoltà, insomma per tutti. Ma quando questa creatura ha cominciato a muovere i primi passi , quel “bene” ci è stato tolto bruscamente, dovevamo saperlo, ma non eravamo preparati.
Ma il bene non muore e non scompare mai, ancora oggi 13 anni dopo, siamo per lui “genitori di secondo grado”, senza perderci mai di vista ogni estate ed ad ogni festa, ogni ricorrenza che riguarda la nostra famiglia per così dire, allargata.
E allora questa paura è vinta solo dal buon esito? Ci siamo chiesti.
Un’altra diversa paura ci è sempre rimasta, quella che un’esperienza così bella non ci sarebbe mai più accaduta, e infatti malgrado la disponibilità non è accaduto più nulla di simile. L’anno scorso invece, arriva un’altra telefonata, sempre così maledettamente urgente: una ragazza ha bisogno di un “rifugio”, una storia di violenza con una possibile gravidanza, la scuola da terminare. Ecco che “sorella paura” silenziosamente ci interpella, e subito si alza il muro della prudenza: ci mettiamo in una situazione difficile, è una circostanza più grande di noi, delicata, per persone attrezzate, chi ce lo fa fare? – pensiamo-.
In questa circostanza, abbiamo fatto memoria che non è la tua bravura che conta, ma è il tuo desiderio di fare del bene il vero motivo. Non si tratta delle tue capacità o, peggio ancora, di giocare a fare gli eroi. La paura ci ha ricordato che è un Altro che fa le cose, e a volte occorre l’esperienza di una fatica, di un insuccesso, o anche una grande gioia per percepire il punto vero. Il valore e il significato di quello che è accaduto è la grazia di aver per un secondo assaporato l’eterno. Averlo riconosciuto ti fa desiderare il “per sempre”, come con gli altri dove hai osato senza paura, camminando sereno con l’Amico sincero.
Rischiamo di perderci il meglio, se non lasciamo alla nostra intelligenza da bambino, di affidarci con un semplice “eccomi”.
Rolando ed Edda