Varese, percorso di orientamento all’adozione: come è andata
“Siamo arrivati a questo corso pieni di dubbi e domande: dopo avervi incontrato la realtà ci è diventata amica”. Il mese scorso si è concluso a Varese in videocollegamento il percorso del minicorso per l’introduzione all’adozione.
“Siamo stati colpiti dalla ricchezza che abbiamo colto nelle vostre testimonianze e in quelle dei ragazzi adottati, e dalla serenità con cui avete raccontato le difficoltà incontrate”.
“Ci avete testimoniato una modalità con cui affrontare la vita che è piena di speranza”.
“Siamo arrivati a questo corso pieni di dubbi e di domande: dopo avervi incontrato la realtà ci è diventata amica”.
Queste sono alcune delle valutazioni emerse dalle coppie che hanno partecipato all’annuale “Percorso di orientamento all’adozione” che si è svolto a Varese e rivolto a coppie che desiderano avvicinarsi a quest’avventura o l’hanno già incominciata.
Quest’anno il corso si è svolto nei mesi di febbraio e marzo attraverso cinque serate in videocollegamento, consentendo così anche la partecipazione di una coppia collegata dall’Inghilterra, di un’altra dalla Svizzera e dell’amico Giancarlo di Pescara che ha tenuto la terza serata. La modalità a distanza ha quindi permesso di ampliare la partecipazione e le possibilità di condivisione con amici lontani, senza nulla togliere al desiderio, più volte espresso, di incontrarsi di persona appena possibile.
Come ha sottolineato una coppia, il corso ha proposto un lavoro di approfondimento sulle motivazioni che ciascuno ha nell’affrontare questa avventura, sul rispetto dei tempi di ognuno, sull’importanza del tempo dell’attesa e sul riconoscere la ricchezza che ogni coppia vive già prima di poter accogliere il dono di un figlio.
Le famiglie adottive hanno testimoniato che l’adozione non è stata per loro una scelta di “serie B” o un modo per trovare risoluzione ad una mancanza, ma la possibilità che è stata loro donata, senza nascondere le fatiche e le difficoltà di questa esperienza, per vivere più intensamente da uomini e realizzare la loro vocazione familiare nell’accoglienza di un estraneo a cui aprire il proprio cuore e la propria casa, come testimoniato da un amico: “Forse avevo meno problemi prima, ma oggi mi scopro più uomo”.
E con questo slancio, commenta una signora, “posso allora intraprendere questa avventura, perché io desidero questo per me, essere più donna”.
Inoltre alcuni figli adottivi, con grande disponibilità e libertà hanno raccontato della loro esperienza, del dolore profondo per l’abbandono subito e delle difficoltà incontrate, ma con una grande gratitudine per il bene ricevuto, innanzitutto per la presenza certa, anche nei momenti più difficili, dei loro genitori.