Affido: un rapporto senza data di scadenza
Il racconto dell’incontro di venerdì 11 marzo scorso, nel quale le famiglie del gruppo affido dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza del Trentino Alto Adige si sono ritrovate per un momento di dialogo.
Dopo tanti mesi, noi famiglie affidatarie del Trentino ci siamo trovate online e il nostro incontrarci e raccontarci è stato fin da subito intenso e radicale nei contenuti: alcuni tra noi infatti in questi mesi si sono trovati a fare i conti con decisioni, talvolta impreviste, del Tribunale dei Minori e questo ha portato una grande essenzialità e autenticità al nostro ritrovarci.
Ci siamo testimoniati che questi momenti, in cui le cose non vanno secondo i nostri progetti e non corrispondono a quello che noi pensiamo essere buono per i bambini, per noi e per le loro famiglie di origine, sono difficili e dolorosi da vivere ma, al tempo stesso, ci costringono ad andare a fondo dell’esperienza di accoglienza che stiamo facendo, verificando la nostra disponibilità a stare davanti a quello che accade, con reale apertura del cuore e dell’intelligenza.
Ci siamo accorti che c’è uno strappo da affrontare non solo rispetto al fatto che i bambini possano lasciare le nostre case, ma, più profondamente ancora, c’è la necessità di lasciare andare i nostri progetti e pensieri su di loro, accogliendo quello che la realtà ci suggerisce e accettando il fatto che non siamo noi, né mai potremmo esserlo, l’unico bene per i bambini che ci sono affidati.
Questo atteggiamento di apertura sostanziale, che non possiamo mai dare per scontato, è e deve essere oggetto di un lavoro costante tra noi, di richiamo e di testimonianza vicendevole, dal momento che esso appare davvero importante per poter accompagnare, in modo convincente e autentico, i figli lungo i sentieri – spesso tortuosi – delle loro vite.
I. racconta: “Dopo sei anni e mezzo dall’inizio dell’affido di una bimba il Tribunale nel rinnovarci l’affido ci comunica l’intenzione di avviare il procedimento di adottabilità. Dopo un primo periodo di smarrimento ci siamo resi conto che il giorno della convocazione il Giudice ci avrebbe chiesto quali fossero le nostre intenzioni. Questo ci ha costretto a un lavoro non indifferente che ha coinvolto prima di tutto noi genitori affidatari ma anche i nostri figli. Da una parte l’affetto ci porterebbero a fare di tutto per tenerla con noi, dall’altra un sano realismo ci impone di fare i conti con la nostra età.
Decisione per niente facile per non dire struggente. Di fronte alla domanda del Giudice rispondiamo che siamo disponibili ad accompagnarla verso la famiglia che potrà accoglierla.
Fuori dal Tribunale, nonostante la sofferenza del cuore, ho provato un senso di libertà, quella che deriva dalla consapevolezza che c’è un disegno buono su questa bambina e che il suo bene non passa solamente da noi. Sembra un paradosso ma sto facendo esperienza che voler bene veramente può voler dire lasciare andare. Noi ci saremo sempre, comunque, preghiamo tanto che possa rimanere vicina per farle compagnia concretamente, in forma diversa ma non meno vera”.
Ancora una volta, abbiamo così potuto sperimentare la ricchezza e il grande aiuto del nostro raccontarci ed affidarci gli uni agli altri, fonte di rinnovata speranza e luce per affrontare le vicissitudini della nostra quotidianità.