“Fai in modo che tutto esista”, i passi generativi di “Fontana Vivace”, a Genova
“Fai in modo che tutto esista”, i passi generativi dell’opera di accoglienza “Fontana Vivace”, a Genova.
Sono Marco Castagnola. Sono sposato con Alessandra e ho due figli, faccio il chirurgo e sono stato presidente della Compagnia delle Opere Liguria dalla fondazione fino a 5 anni fa. Nel 2008 ho fondato insieme ad altre due famiglie, l’opera di accoglienza “Fontana Vivace”, a Genova.
Quando 20 anni fa, insieme ad alcuni amici di realtà non profit ed un avvocato, abbiamo deciso di dare vita anche in Liguria alla Compagnia delle Opere, ci affascinava lo slogan di “un criterio ideale, un’amicizia operativa”. L’idea cioè che in un rapporto di amicizia si potessero fare delle cose insieme che avessero una rilevanza civile e pubblica, l’idea di aiutarci a costruire luoghi in cui provare a testimoniare un altro modo di vivere. Un po’ come i monasteri nel medioevo: dei luoghi di civiltà e di resistenza in un mondo che rischiava di decadere, allora, nella barbarie. Questo inizio è anche stato teso a cercare e riconoscere altri tentativi, magari culturalmente distanti da come la pensavamo noi, che testimoniassero un modo di intraprendere nella società, di rischiare per proporre i valori in cui si crede.
C’è stato poi un percorso di maturazione, di aggiustamenti di prospettiva. Abbiamo preso più sul serio la frase che don Giussani aveva detto a Giorgio Vittadini per iniziare la CdO, “Fai in modo che tutto esista”, cioè la tensione ad aiutare i tentativi di ciascuno. La seconda scoperta è stata che l’amicizia non è solo un fatto naturale, emozionale, ma nasce e si rafforza per uno scopo comune e in questo senso può allargarsi ad altri che, naturalmente, non ti sarebbero amici. La terza è stata l’importanza dei percorsi formativi e del confronto con gli altri.
Mi porto dietro tutto questo, tutto il percorso fatto con gli amici della CdO nella nuova avventura, che insieme a mia moglie e a due famiglie di amici abbiamo iniziato fondando la casa “Fontana vivace”, 12 anni fa, compiuti proprio in questi giorni: un’opera di accoglienza per bambini e mamme in difficoltà con i loro figli. L’amicizia tra le tre famiglie in questi anni si è sempre più rinsaldata in una compagnia stringente, una condivisione che dà gusto alla vita, nel ricordarci la nostra origine e nell’avere presente uno scopo comune. Questo fa superare diversità di vedute, di temperamenti, di sensibilità.
Anche l’altro aspetto, il desiderio di far crescere tutto quello che incontri, è per noi fondamentale. Basti pensare a cosa voglia dire questo nei confronti dei bambini accolti e nell’accompagnamento nella loro crescita o nella compagnia guidata alle mamme alla ricerca della loro autonomia e delle loro capacità genitoriali, talvolta indebolite dal grande dolore che hanno vissuto. L’entusiasmante esperienza di questi 20 anni ha quindi trovato grandi analogie ed utilità nell’oggi.
E’ stato per noi fondamentale allargare ad altre realtà la nostra opera Fontana Vivace. In questi anni abbiamo dato vita ad una rete nazionale di opere di accoglienza, simili alla nostra, nell’ambito dell’Associazione Famiglie per l’Accoglienza: è nata “Dimore per l’accoglienza” per mettere insieme i tentativi più strutturati di accoglienza in casa famiglia che ci sono in Italia (oggi siamo 14 realtà soprattutto del Nord Italia).
In questo cammino, oltre al confronto tra le esperienze è stato fondamentale un intenso programma formativo, che ci ha aiutato a mettere meglio a fuoco le ragioni per le quali abbiamo iniziato un’opera e a provare a capire come una posizione ideale potesse diventare esperienza, modo di dar forma all’opera, azione concrete che rispecchiassero le ragioni per le quali abbiamo intrapreso l’entusiasmante cammino dell’accoglienza. L’ideale non può essere solo la fonte di ispirazione, ma può diventare un modo diverso di organizzare la casa, dettare i tempi della convivenza, disegnare gli spazi fisici dell’accoglienza, prestare attenzione al cuore e al desiderio dell’altro che magari si esprime in un modo che non è quello che vorresti (con rabbia, rifiuto, talvolta violenza).
Proprio questo tentativo di dare carne ad una posizione ideale ci fa scoprire la bellezza di ciò che abbiamo incontrato senza risparmiarci il rischio di sbagliare, la fatica quotidiana e talvolta il dolore per ciò che si incontra e per i nostri errori.