News

Da dove ricominciamo?

Venerdì 16 ottobre è ripreso in videocollegamento il percorso adolescenti, luogo stabile di compagnia tra famiglie con figli adottivi grandi.

Nel primo incontro di un anno dai tratti così incerti le famiglie si sono raccontate come è stata la ripartenza, sia per i genitori che per i figli rispondendo alla domanda: “Da dove ricominciamo?”. Il conflitto sulla scena, ha detto Volantino sull'Incontro sulla dipendenza digitale negli adolescenti  Luigi Regoliosi, è quello tra la vita e la morte, cioè tra il restare dentro alla situazione drammatica che stiamo vivendo con positività e costruttività o starci con ansie, paranoie, ritirandosi dalla realtà. O cerchiamo di stare dentro o ricadiamo nella paura. Ma è uno starci affidandosi, credendo in un bene che ci supera e ci salva. Ecco alcuni spunti dai vari interventi della serata:

“A tavola una sera mio figlio chiede: ma dove trovate l’energia per muovervi? Per darvi da fare? Per ricominciare? Mi sono sentita interrogata fino in fondo dalla sua domanda e ho risposto senza i miei soliti discorsi teorici…mi rendo conto sempre tardi che, anche se mi sento un soldatino inutile, in questo lungo fronte a fianco a me ce ne sono tanti altri, che fanno fatica come me, ma che sono in grado di alzare la testa e rivolgermi uno sguardo amico, che dicono che il mio grido e quello di mio figlio hanno un valore.”

Daniela S.

“Nel sentire con dolore per la millesima volta la negazione totale di rapporto, il disprezzo e, soprattutto, il suo rifiuto di essere figlio, ho improvvisamente provato io un desiderio acuto di ritrovarmi figlia, di riappropriarmi concretamente di quell’appartenenza che mi costituisce e che si declina ogni giorno, in me e per me, in mille aspetti e luoghi: non solo i volti buoni che per grazia mi circondano, le amiche insostituibili, la nostra compagnia, la preghiera davanti al Mistero come mi è stata insegnata, ma anche le facce dei miei alunni, i collegamenti non stop richiesti dalla pandemia, le faccende di casa, il continuare a riporre in ordine le cose di mio figlio G., la stanchezza, il sonno perduto. Di tutto mi riscopro figlia, fragile, ma figlia e appartenente: ogni circostanza alla fine mi inonda di un senso di obbedienza e di una possibilità di amore filiale che mi inteneriscono e commuovono, che mi ridanno la certezza di un Io unito, figlio di tutto e di tutti, per quella smisurata Paternità che alla vita lo rigenera in ogni istante.”

Claudia

“Ieri mi sono ritrovata a piangere per il senso di impotenza di fronte alla stanza di mio figlio D. a soqquadro (con tanti vestiti e giacche tirate giù dall’armadio prima di uscire di casa la mattina e lasciate per terra e sul letto) e mi sono accorta che ho bisogno di ripartire da due cose, legate tra loro. La prima è la richiesta di D. di non stargli addosso e la seconda è l’esigenza di puntare il mio sguardo su ciò che fa ripartire me. Non può essere che trovare la soluzione che lo faccia stare bene sia ciò che farà stare realmente serena e in pace me. Vedere i figli in pace è un dono bellissimo, ma non basta a riempire il cuore, mancherà sempre qualcosa. Io ho necessità di una compagnia che aiuti me a riguadagnare pezzetto per pezzetto la certezza che nulla del bene che io desidero per me e che nulla del bene che i miei figli hanno sperimentato negli anni precedenti andrà perso in questa strettoia che è l’adolescenza.”

Giusi

“Se mi guardo intorno vedo una situazione molto drammatica. Io non sono un ottimista a tutti i costi, anzi la vedo proprio brutta e non riesco ad immaginare che tutto finirà presto. Nonostante questo sono molto sereno. A quasi sessant’anni, se guardo indietro la mia vita posso dire che le cose non sono proprio andate come immaginavo io. Ma posso dire che sono andate cento volte meglio. Se penso ad A. e ai nostri figli in generale, con le loro fatiche, il loro dolore, i loro limiti, la propensione a vedere sempre tutto il negativo, come faccio a non lasciarmi prendere dallo sconforto e continuare a sperare? Perché proprio dalle cose dolorose e dalle fatiche è nato in me il desiderio di capire. Di mettermi al lavoro, di domandare, di cercare un senso. Così ho incontrato sul percorso tante persone, gente che come me e con me cammina. Ho scoperto di essere amato. Da qui nasce la certezza che da questo momento così drammatico, verrà un mare di bene per tutti.”

Ercole