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“Chiamati per nome si riparte”

Una famiglia e una bimba in affido: il lockdown ha sconvolto gli equilibri consueti e ha rimesso in gioco i rapporti. Il racconto di Fabio e Paola.

Quando si iniziava a sentire che la scuola chiudeva e che saremo rimasti tutti a casa ci chiedevamo con mia moglie come si sarebbero gestiti i rientri di F. e in quel momento abbiamo ricevuto la chiamata dell’assistente sociale che ci stava dando la risposta: “I rientri sono sospesi e F. rimane con voi fino a data da destinarsi”. Dopo aver riagganciato, mia moglie – in una commistione di ironia e preoccupazione – mi guarda e dice “Siamo pronti?!?”. Normalmente F. rimaneva con noi solo un fine settimana al mese. Anche per F., quando ha realizzato che sarebbe rimasta sempre con noi, i primi giorni non sono stati facili. Era molto cupa e scontrosa. A tavola mangiava in silenzio, velocemente, e poi via di nuovo a rinchiudersi in camera. Lì ho capito di più anche la preoccupazione di mia moglie e ho pensato “se andiamo avanti così per tutta la quarantena la vedo durissima”. Ho ripensato alla quotidianità di prima, alle giornate piene, tra scuola la mattina, due rientri al pomeriggio, atletica tre volte la settimana. Dal lunedì al venerdì il tempo volava via e poi c’era lo stacco del fine settimana e il rientro la domenica sera. F. durante la settimana stava “dentro lo schema”, senza troppi sbandamenti, rispondendo alle nostre aspettative, senza troppe richieste. Tanto poi c’era il week-end per “fare quello che voglio”. E, in fondo, tutto sommato andava bene anche a noi questo tran-tran.

Nei primi giorni di lock down abbiamo realizzato credo tutti, noi e lei, che non si riusciva più ad andare avanti come prima. Mia moglie ha dovuto continuare a lavorare. Io lavoravo da casa e quindi passavo più tempo con i ragazzi. Ho iniziato a coinvolgerli di più, grandi e piccoli, nelle faccende di casa (pulire, apparecchiare, sparecchiare, lavastoviglie, sistemare le camere, ecc.) e anche nell’aiutarsi tra loro a giocare o fare i compiti. In tutti, ma soprattutto in F. ho visto che questo aveva dei benefici. Il volto era più sorridente. È capitato qualche volta che facesse le cose ancor prima che gliele chiedessi. Mi veniva in mente quando Silvio Cattarina dice che ai ragazzi bisogna chiedere tanto. Tante volte invece ci si accontenta di non darsi troppo fastidio e se si può ci si evita. Invece quando uno si sente “chiamato per nome” si riparte. Da subito fortunatamente ho intuito che questa situazione poteva essere l’occasione per noi di fare un salto nel rapporto con F. e devo dire che anche lei ha deciso di starci. È bastato poco per far scattare la sua mossa. Nei giorni seguenti ha cominciato a tirar fuori anche i suoi desideri, cosa che prima era praticamente assente: possiamo vedere un film insieme? posso fare un dolce? Si coinvolgeva di sua spontanea volontà con i più piccoli. Si è messa ad aiutare la nostra piccola ad imparare ad andare in bici senza le rotelle e ci stanno riuscendo. Erano tutte e due molto fiere. A volte ci sono anche i momenti difficili in cui si rabbuia e dice che vorrebbe tornare un po’ a casa sua. Un giorno il nostro A. di 8 anni sale su dal giardino triste dicendo che F. l’aveva trattato male senza motivo. Mia moglie gli ha spiegato che qualche volta F. è arrabbiata e triste perché non è sempre facile per lei essere in affido. Insomma questa circostanza, certamente non voluta, si sta rivelando una grande occasione per tutti. Certamente grazie al fatto che non siamo soli: penso ai volti degli amici, anche se in video, ai messaggi, agli articoli che ci si scambia, a tutti gli strumenti e alle iniziative della nostra compagnia che ci aiuta come ci diceva don Carròn a “stare da uomini davanti a questa circostanza”.

Con gratitudine,
Fabio e Paola