“Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori”
Per vent’anni in famiglia abbiamo imparato la convenienza di aprire la porta di casa ; in poche settimane siamo stati costretti a chiuderle: “Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori”. La testimonianza di Roberta.
In questi giorni difficili e strani ci ritroviamo davanti a due circostanze diverse ma che ci scuotono dal già saputo. Ci sono le sospensione delle visite con le famiglie di origine dei nostri due figli in affido e la sospensione degli affidi part time, disposizione voluta a seguito delle ordinanze provinciali per il Covid 19.
Che dolore non poter far compagnia ai nostri piccoli, che pensieri, mangeranno? Avranno fame? Come faranno senza di noi? Li chiamiamo o staranno troppo male a sentirci e a non venire? Con le loro mamme messaggiamo quotidianamente, ma loro? Arriva un senso di impotenza e di inadeguatezza che ci acuisce le domande che nell’affido saltano sempre fuori: di chi sono questi figli? Chi fa loro compagnia e si occupa di loro? In poche parole chi li salva? Ma anche: chi salve me? I miei figli bio? I miei amici?
E si impara, o si tenta di imparare, ad offrire, a chiedere all’Unico che tutto può, si scopre, ancora una volta, che non siamo noi la risposta ai bisogni degli altri, che possiamo solo accompagnarli, in questo momento solo con la preghiera, con una telefonata o con un messaggio e si scopre anche questa dimensione che sembra apparentemente contraddittoria: tra una distanza fisica e un’unità nel cuore.
L’altro dato è la sofferenza dei due figli in affido nel non poter vedere di persona i genitori così come accadeva prima. Così anche se alcune volte la difficoltà nei rapporti si è fatta molto sentire, ora ci si scopre a fare ciascuno il tifo per questi figli, noi sostenendoli in questa fatica e i loro genitori accettando con condiscendenza questa situazione di distacco, entrambe le famiglie avendo a cuore il bene di questi figli.
Roberta