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“Potersi dire amati. Ecco cosa ho scoperto e che desidero per mio figlio”.

Sabato 22 giugno 2019 si è concluso il percorso annuale (il decimo) delle famiglie con figli adolescenti adottivi. Nel pomeriggio un momento di dialogo tra i genitori e la sera una pizzata insieme ai ragazzi. A più voci, le famiglie raccontano.

Arrivo anche al nostro ultimo incontro a dispetto dell’impressione in me di desolata impotenza nel rapporto con mio figlio, a dispetto della costernazione che così spesso mi assale nel vivere il quotidiano con lui e con dentro lo stupore per questa fedeltà ai nostri momenti insieme. Lavoriamo intensamente, come al solito, ed ecco sbatto ancora una volta testa e cuore contro la cosa più bella che ci sappiamo regalare: la speranza.

Non è la speranza che si culla sul fatto che le cose possono mutare, che posso diventare migliore, che mio figlio cambierà, ma è quella che ti esplode dentro perché qualcuno ti sta mostrando, con delle ragioni, chi è tuo figlio e ti ridice che tuo figlio non è riducibile a quel comportamento lì, che, anzi, puoi esprimergli la tua stima interamente oggi e puoi scommettere inesorabilmente su di lui adesso, perché lui non è quel gesto riprovevole, quella parola offensiva, quel comportamento aggressivo.

Sento l’aiuto delle testimonianze di ciascuno, degli spunti di chi ci guida. Ho sete di imparare quello sguardo ampio, di speranza certa, che porta più in là, che mi impone di rimettere le mani sotto il fango della fatica, per ritrovare perle insospettabili nei miei figli. Così l’estate incomincia all’insegna di questa prepotente speranza, riconsegnata a me, come sempre, per un lavoro, per abbracciare più strettamente il mistero della vita, dei figli adottivi più difficili e di chiunque.

Claudia

Porto a casa a fine anno una ricchezza. Un gruppo, dei volti con cui ho condiviso fatiche e bellezza di un ’esperienza straordinaria a cui sono stato chiamato ad aderire. Questa ricchezza che si è dilatata coinvolgendo persone incontrate sulla strada dello stesso bisogno, ci siamo riconosciuti e nella condivisione tutto diventa più sostenibile. Nella giornata finale Luigi Regoliosi e Daniela Metalli, che guidano il gruppo, hanno sottolineato l’importanza di rapporti costruttivi; io ho sperimentato personalmente che una compagnia è un reale sostegno nella fatica quotidiana con i nostri figli.

Luigi

“E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? Sì. E cos’è che volevi? Potermi dire amato, sentirmi amato sulla terra” (Raymond Carver). Io ho fatto questa esperienza descritta da Carver.

Quello che ho desiderato per tutta la vita e che pensavo di non meritare e non poter avere mi è accaduto grazie alla preziosa compagnia in cui siamo chiamati a vivere. Potersi dire amati. Ecco cosa ho scoperto e che desidero per mio figlio. E per tutti coloro che affannosamente non cercano che questo. Grazie di condurre il mio cuore verso l’essenziale.

Daniela

La nostra partecipazione quest’anno agli incontri del gruppo adolescenti è stata discontinua, perché nostra figlia ha iniziato il liceo ed è stato un momento di grande crisi e di rimessa in discussione di molte certezze. Paradossalmente, proprio i pochi incontri frequentati ci hanno permesso di stare di fronte a questa fatica e di accompagnare nostra figlia ascoltando le sue richieste di aiuto facendole compagnia nei momenti di scoraggiamento. Infatti lo sguardo che siamo stati aiutati a portare anche ai suoi insuccessi scolastici lo abbiamo visto in altri e ci siamo fidati della loro esperienza. Il punto più interessante del percorso di quest’anno è stato quello di rimettere al centro il rapporto tra noi e con nostra figlia, come dono da scoprire ogni giorno.

Roberta e Loris

Per noi era la prima esperienza con il gruppo adolescenti: ottima la tecnica del brain storming che ci ha aiutato a prendere coscienza delle difficoltà nostre e dei nostri ragazzi per poterle discutere insieme. Luigi, la guida, ci ha preso per mano con maestria, saggezza e delicatezza.

Silvia

Dal 21 al 23 giugno sono andata a Bergamo per continuare ad imparare da Luigi Regoliosi, che in Spagna sta insegnando al nostro piccolo gruppo di genitori con figli adolescenti adottati, a lavorare insieme per cambiare il nostro sguardo in mezzo alle grandi sfide che affrontiamo. Sono rimasta molto colpita dall’ospitalità e dalla possibilità di partecipare alla stessa esperienza con voi. L’incontro con il gruppo è stato uno spettacolo di bellezza e di giudizio vero. Ho potuto vedere – come Luigi ha sottolineato – che il recupero di uno sguardo positivo sulla realtà non è il risultato di uno sforzo o di un sentimento, ma nasce dalla verità che emerge dalla realtà. Perciò parliamo di eventi concreti che ci sono accaduti e sui quali costruiamo per educare il nostro giudizio. Siamo noi adulti che cerchiamo di cambiare perché siamo la base sicura di cui i nostri figli hanno bisogno per crescere.

Vicky (Barcellona)