“Accoglienza, speranza di chi crede nell’Amore come dono di sé”
Si è svolto il 10 maggio presso l’oratorio di Bizzozzero a Varese, promosso dal Movimento della Vita nell’ambito del Mese per la Vita, un incontro, a cui siamo stati invitati per alcune testimonianze, dal titolo: “Accoglienza, un’esperienza possibile”.
La presentatrice ha introdotto sottolineando il fatto che sentirsi accolti e amati è un’esperienza indispensabile per la crescita integrale della persona e che la famiglia è il primo ambito naturalmente accogliente.
Ambrogio, responsabile dell’Associazione di Varese, ha presentato le nostre famiglie – una affidataria, una adottiva e una volontaria in ospedale – ribadendo che nasciamo per essere accolti e che ognuno di noi è chiamato alla felicità.
“Fin da giovani” – esordisce Lita – “volevamo aprire il nostro cuore all’accoglienza e così oltre a due figli naturali abbiamo accolto, in tempi diversi, due ragazzi in affido. Davanti alle fatiche e alle difficoltà sono emersi tutti i nostri limiti e abbiamo capito che i primi a cui dovevamo rivolgere l’accoglienza eravamo noi stessi: ci era chiesto di cambiare e di imparare l’umiltà”. “Ci siamo resi conto, continua Gianni, che i figli non ci appartengono e che l’accoglienza non si può definire una volta per tutte, ma bisogna sempre ricominciare, anche quando si vorrebbe mollare tutto. Abbiamo imparato a vivere con maggiore libertà senza farci dominare dall’ istinto ma vivendo con pienezza momento per momento. Anche i ragazzi sono cambiati e coinvolti piano piano nella nostra vita. Conclude Lita: “In questa esperienza abbiamo ricevuto di più di quello che abbiamo dato ed è stata fondamentale la presenza delle famiglie dell’associazione”.
Poi la testimonianza di Paola: “Abbiamo deciso di adottare un bambino, dopo molte mie titubanze, quando abbiamo incontrato la bellezza di alcune famiglie adottive. Ci è stato donato un bimbo di un mese e la nostra gratitudine per questo è stata grande, anche verso la madre che lo ha generato”. “Vedendo crescere nostro figlio, continua Eugenio, capiamo sempre di più che c’è un progetto di bene per tutti noi e che il nostro compito di genitori è di accompagnarlo a capire la sua storia e la sua identità. Se il punto di partenza è stato un dolore e una mancanza, l’accoglienza è stata liberante perché abbiamo vissuto la maternità e la paternità diversamente da come immaginavamo, ma in modo più autentico e completo”.
L’ultima testimonianza, di Laura, nasce dall’esperienza di una figlia adottiva che ha vissuto i primi sei mesi di vita in ospedale. “Non riuscivo neanche a tenerla in braccio perché lei non si sentiva di nessuno essendo passata da un’infermiera all’altra. E’ fondamentale sentirsi fin da subito di appartenere a qualcuno”. Spiega ancora Laura: “Ho deciso di fare la volontaria nel reparto di neonatologia e terapia intensiva per dare un principio di bene abbracciando i bambini ricoverati o rivolgendo loro un sorriso. A volte la mia è una presenza silenziosa, ma è una presenza che si trasmette loro. La stessa cosa vale per i genitori, che vivono situazioni particolarmente drammatiche e che mi ringraziano per il fatto di esserci e di saperli ascoltare. E’ lo sguardo del cuore quello che conta in queste situazioni così dolorose”.
Queste testimonianze così vere, pur nella loro semplicità, hanno colpito molto i presenti e gli organizzatori che hanno scritto ad Ambrogio ringraziandolo per la serata e affermando che: “L’accoglienza è un progetto di bene, un principio di bene, un amore che vuole perdonare sempre, che guarda avanti verso il futuro con la speranza di chi crede nell’Amore come dono di sé. Quell’amore che, anche con l’aiuto della vostra Associazione, ricostruisce ogni giorno le relazioni affettive, affidandoci a Lui, Gesù, vero Maestro di amore e di accoglienza”.
Anna