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Cosa può dire alla genitorialità di tutte le famiglie l’esperienza di quelle affidatarie?

Questo tema, al centro del convegno organizzato in occasione della Festa delle Famiglie Accoglienti a Bergamo il 16 settembre 2018 è stato anche spunto di lavoro e di condivisione all’interno del gruppo affido di Famiglie per l’Accoglienza nella nostra provincia. A tal proposito Nadia racconta la sua esperienza.

  

Da tre mesi sono anche io genitore affidatario ma se questo miracolo si è compiuto è perché ho custodito ciò che i miei amici di Famiglie per l’Accoglienza in questi quattro anni mi hanno comunicato attraverso il loro vivere ed il loro esserci.
Innanzitutto, all’interno di ogni storia di affido, ho sempre visto una storia di fiducia: la fatica dell’accoglienza non ha mai determina to il modo di guardare il bambino accolto.
Attraverso la compagnia dei miei amici avverto più vicina la tenerezza di Dio che si preoccupa per noi e mi ricordo che quindi esiste una speranza per tutti, anche per i figli affidatari con la loro storia particolare.

Ho visto poi come l’essere accompagnati dentro un’amicizia sia linfa vitale per proseguire nell’affido con verità e con cuore libero e puro: la nostra personale vulnerabilità, che ci può far vacillare, è sempre sostenuta dalla compagnia di altre famiglie che condividono le stesse gioie e gli stessi dolori.

Dai miei amici affidatari ho anche imparato che chiunque noi incontriamo ci è stato in qualche modo affidato: questa è la direzione per poter accogliere anche il proprio sposo, i figli, gli amici, i colleghi senza pretesa e senza volere in qualche modo definirli nel loro limite o nelle loro fragilità.

Vivere in tal modo l’affido, cioè come esperienza di grazia e di bellezza in una strada fatta insieme, è stato ciò che ha reso possibile per me e la mia famiglia dire sì all’accoglienza.

Nadia