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Pezzi: “La prima gratuità è stata della chiamata di Dio proprio qui e non altrove”

L’11 giugno si è tenuta l’assemblea regionale per l’Emilia Romagna dal titolo Fatti di gratuità, nella quale c’è stato il rinnovo delle cariche.
L’intervento del Presidente uscente Alberto Pezzi.

Potersi ritrovare e guardare assieme l’esperienza viva di oggi è un’occasione di costruzione che ha come metodo la condivisione di sguardo e di ascolto. Costruire l’opera in questi anni ha voluto dire sostanzialmente due cose. La prima è stata seguire una storia più grande di noi sia in termini associativi che in termini del movimento di Comunione e Liberazione. Famiglie per l’Accoglienza nasce da una sollecitazione di don Giussani e, con l’importante consegna di approfondimenti nel libro “Il Miracolo dell’ospitalità”, anche un’eredità tutta da svolgere. La seconda è stata il tentativo di incarnare questo dono nella propria realtà personale e di gruppo regionale.

Dopo 31 anni di vita associativa vi porto alcuni spunti: l’Associazione è stato il terreno dove poter vivere l’esperienza della Chiesa e del movimento di CL. La pregnanza, la densità imponente della vita dentro la famiglia e il lavoro non ha lasciato grandi spazi per molto altro, almeno per me. Ciò che doveva accadere è accaduto in larga parte qui, non altrove. Mi rendo conto che la prima gratuità di cui sono oggetto è stata della chiamata di Dio proprio qui e non altrove. Tutta l’esperienza e la grandezza educativa che abbiamo incontrato e che ci ha accompagnato hanno avuto nella storia dell’associazione il terreno, la carne, la vita dove giocarsi tutto il talento. Carròn stesso ci ha detto che quando si cammina insieme, tesi nell’appartenere all’origine ed a una storia più grande, è questo ciò che accade.

Per camminare nella gratuità è necessaria una educazione e questa non si trova, non accade, se non in un cammino. Nell’ultima assemblea della Compagnia delle Opere, Scholz diceva che per crescere serve saper domandare. mA la domanda non può essere estemporanea e se non entra nella sistematicità la vita non cresce. Credo che questa sia stata una delle grandi acquisizioni del lavoro fatto assieme. E’ come se una mano grande ci avesse piano piano plasmato facendoci più pronti ad una strada.

Un altro aspetto è stato avere imparato a stare davanti alla realtà con più disponibilità nel mettersi in gioco. Questo significa domandarsi: ‘Cosa devo cambiare io? Come dobbiamo cambiare noi genitori? Dove ho sbagliato?’. Questo metodo ha dato frutti di novità e di umanità in tutte le circostanze, a partire dalle esperienze familiari più strette. Senza questa educazione al mettersi in gioco la gratuità e l’accoglienza non sarebbero accadute per me e per noi come famiglia. La sfida ad un cambiamento non viene mai meno, ma siamo sempre stati certi che Qualcosa di grande ci accompagna e ci attende.

Quante persone e quante famiglie abbiamo incontrato in questi anni. Quanti dolori condivisi. Quanta sofferenza e quanta trepidazione. Sono certo che questo cammino ci ha obbligato ad un lavoro di condivisione e di aiuto altrimenti sarebbe stato impossibile offrire tratti di compagnia e di sostegno. Per cui ho capito meglio il compito della associazione: spendersi totalmente vicino al cammino delle famiglie, per un ascolto, una condivisione, un paziente sostegno e un tentativo di giudizio condiviso. Rispetto a questi ultimi punti si apre un capitolo importante su un tema che credo in futuro verrà ripreso: gratuità ed opera.

Ultimamente mi stupisce come mi accada di sorprendermi della vita e delle esperienze incontrate dentro l’associazione come di una novità netta, cristallina come se mi facesse vedere quanto Bene imprevisto abbiamo davanti. Dopo tanti anni è ancora una novità tutta da imparare e da guardare. Credo che uno sguardo da bambino, stupito e capace di stupirsi, sia il dono più imprevisto che definisce il mio oggi personale.