News

Una lunga storia di gratuità

Fare propria l’esperienza di opere che continuano a rispondere ai bisogni di tante persone e conoscere la storia di chi ha messo in gioco tutta la propria vita nella sfida dell’accoglienza: con questo desiderio Famiglie per l’Accoglienza Toscana ha invitato per una testimonianza alla giornata di fine anno, lo scorso 2 giugno, Adele Tellarini e Irene Lapiccirella, responsabili di due opere di accoglienza rispettivamente a Castelbolognese e a Firenze.

Giornata di fine anno sociale di Famiglie per l’Accoglienza Toscana tra incontri e testimonianze. Inizia
Irene Lapiccirella presidente di Progetto S. Agostino, associazione che riunisce oggi tre case di accoglienza per donne e bambini. La prima casa è nata proprio 30 anni fa: “Avevo una vita molto appagante e tranquilla. A un certo punto qualcuno ha bussato alla mia porta: la mia famiglia si è aperta a un affido e di lì è cominciato tutto – ha raccontato Irene – Riflettendo su questo affido ho capito che in molti casi sarebbe stato necessario accogliere la mamma insieme al suo bambino”. Un seme che ha germogliato nel solco dell’amicizia con l’Associazione – che Irene conosce a Milano e fonda a Firenze – e ha dato vita alla prima esperienza di accoglienza in una casa nel centro città l’8 settembre 1988. I bisogni che Progetto S. Agostino abbraccia oggi sono anche quelli delle donne vittime di violenza familiare, dei minori in disagio che abbandonano la scuola o che la famiglia non riesce a sostenere.

Ma la storia fiorentina si intreccia fin dall’inizio con quella della casa San Giuseppe e Santa Rita di Castelbolognese. Attraverso l’Associazione, Irene è amica Novella Scardovi, che ha fondato la casa. Novella è scomparsa per un incidente stradale nel 1996 solo due mesi dopo l’inaugurazione di questa opera, tanto desiderata, che per lei e la sua famiglia ha incarnato il sì alla vocazione all’accoglienza incontrata con il cristianesimo. “E’ una storia fatta ieri come oggi di grande Provvidenza, cioè di quella gratuità che ti fa dire che c’è un Altro nella tua vita” ha detto Adele Tellarini, oggi responsabile di un’opera che è cresciuta tantissimo e che conta tre case, centri diurni, una cooperativa sociale. “Questa esperienza nasce da un’amicizia, che sostiene e permette di non fermarsi alle delusioni, al dolore, alla fatica nostra e dei nostri ragazzi – ha detto Adele –. Partecipare alla strada di Famiglie per l’Accoglienza è un nutrimento, che ti rilancia verso la gratuità, dentro il passo concreto che devi fare. Abbiamo bisogno di compagnia per abbracciare, amare ed educare”.

Le storie di Irene e Adele sono anche le storie delle persone che si sono unite a questa strada. Come quella della ragazza che, raggiunta la sua autonomia e indipendenza, è uscita dalla casa San Giuseppe e Santa Rita, ma che torna regolarmente a dare una mano per quel che c’è da fare. Come quelle che sono oggi raccontate in un commovente video realizzato in occasione dei 20 anni dell’opera.

Come quelle di Giulia, Sara, Enrico, Gabriella, a Firenze. Proprio Gabriella, una ragazza cilena arrivata 25 anni fa e rimasta a lavorare nelle case di accoglienza fiorentine, ha chiuso l’incontro cantando Gracias a la vida di Violeta Parra. La giornata di convivenza è stata ospitata nei locali di un’antica istituzione educativa fiorentina, la Fondazione Santa Maria degli Angeli: nella foto, il pranzo insieme nel refettorio.