Lasciare spazio all’altro, scoprire noi stessi
Perché lasciare posto all’altro è così importante? Lo hanno documentato le testimonianze di Matilde, Daniele ed Elisabetta nella giornata di convivenza dell’Associazione in Toscana (Prato, domenica 8 aprile). Tema dell’incontro: “Povertà e condivisione, la strada dell’accoglienza”.
Su questa strada Matilde e Daniele hanno detto sì anche ad un’accoglienza impegnativa, l’ospitalità di una ragazza in attesa di un figlio che ha deciso di tenere con sé anche contro il parere degli altri e che aveva bisogno di una compagnia amorevole e affidabile.
“Questa convivenza non è sempre facile, ma sta dando tanti frutti” – ha detto Matilde – “In primis quello di abbattere muri che neanche pensavo di avere. Ogni volta davanti a lei devo decidere se accoglierla davvero, farle spazio dentro di me e la mia famiglia e questo mi porta a chiedermi i motivi per cui voglio ridire sì, fino ad arrivare alla consapevolezza che lei mi è data da Cristo e quindi è a Lui che decido di fare spazio. Tutti i giorni dobbiamo ripartire accorgendoci di quanto siamo bisognosi, riscoprendo la bellezza di non essere soli, ma accompagnati da tanti volti di vera amicizia”.
Elisabetta, oltre ad essere madre affidataria, lavora come responsabile di una casa di accoglienza per mamme con bambini, Casa di Chiara, nata da Progetto S. Agostino, associazione che a Firenze ha le stesse radici di Famiglie per l’Accoglienza: “Spesso siamo di fronte a situazioni molto difficili, perché queste mamme non riescono ad avere cura di sé e dei propri figli”.
Davanti a questa povertà, come è possibile condividere e accogliere? “La cosa più bella che ho visto accadere non è solo il cambiamento di queste donne, ma anche quello che abbiamo visto succedere in noi, che siamo lì in quella situazione in veste professionale – ha sottolineato Elisabetta – Lasciare spazio all’altro significa arrivare a riconoscere la mia limitatezza umana, affermare che l’altro c’è e che, alla fine, posso anche imparare da lui. Magari”, ha detto ancora Elisabetta, “decidendo di rimettere in discussione una decisione presa e un progetto avviato”. A Natale, una ragazza, uscita dalla casa al termine del percorso di accoglienza, le ha scritto una lettera : “Ho percepito verso di me un amore che mi ha fatto riscoprire la vita”.