“Abbiamo visto qualcosa di bello che ci ha fatto dire di sì anche ad un dolore”
In una uggiosa giornata di marzo, circa 200 responsabili di Famiglie per l’Accoglienza si sono ritrovati all’Abbazia di Mirasole, poco fuori Milano, per l’assemblea annuale dell’Associazione. Diversi i temi rilanciati dai relatori tra cui Luisa Leoni Bassani, neuropsichiatra infantile e fondatrice della cooperativa sociale “Il Pellicano” e Bernhard Scholz, consulente di direzione e presidente di Compagnia delle Opere. Qui alcuni, sintetici e parziali, appunti.
L’assemblea ha avuto inizio con il dialogo tra Marco Mazzi, Presidente di Famiglie per l’Accoglienza e Luisa Leoni Bassani, neuropsichiatra infantile che già conosceva la realtà associativa ed ha collaborato recentemente con le case famiglia. La dottoressa Bassani ha parlato del dolore dipanando i dubbi su eventuali percorsi facilitati o vie d’uscita ‘automatiche’: “Non c’è un discorso razionale che risponda al dolore. La ragione qualche volta non ha risposte. Ma nell’esperienza vediamo che il dolore può essere vissuto. E’ quello che voi stessi testimoniate: il dolore non vi ha schiacciato sino al punto di non esserci più, di non avere più un giudizio sulla realtà ed una certa operosità. Il dolore obbliga nella fatica dello starci, di tenere il rapporto e riconoscere che non siamo noi che ci facciamo da soli”.
Ma c’è anche un valore educativo: “La sofferenza ti dà un altro sguardo su di te. Quando va tutto bene c’é la tentazione che tu stia facendo andare bene le cose. Talvolta sembra che tutto sia limitabile a quello che riusciamo a fare. Si cade nel dubbio: io sono uomo o sono Dio? Il dolore non è l’ultima parola ma e addirittura strada. E’ interessante notare gli elementi di verifica: viene avanti un bene o no? E la verifica è nel tempo mentre noi la vogliamo nell’istante. Una ragazza adottata ha, con semplicità e profondità, sottolineato ‘Il padre è chi ti vuole bene e resta con te’.
E allora di cosa abbiamo bisogno di fronte alla fatica e cammino della vita? Abbiamo bisogno di testimoni. Quello che ci mette insieme e che abbiamo visto qualcosa di bello che ci ha fatto dire di sì ad un buco esistenziale ed un dolore. E’ una sovrabbondanza di bene che ci fa accogliere i nostri figli. L’educazione non è una misura ma un rapporto: io consento ad un altro di vivere quello che io vivo”.
E poi il contributo di Bernhard Scholz che ha sottolineato le valenze sociali di organizzazioni come Famiglie per l’Accoglienza: “Nella società c’è una grande sfiducia e oggi la gente non pensa sia più possibile intervenire, che il ‘gioco’ sia fatto da altri. Ad organizzazioni come la vostra è richiesto di rimanere punti di riferimento per coloro che sono in cerca di confronto, di esperienze famigliari e di accoglienza”. “Per poter avere una incidenza positiva sulla società è sufficiente la testimonianza di ogni singola famiglia?” ha chiesto Marco Mazzi. Scholz ha risposto: “Ogni famiglia accogliente non solo contribuisce al bene comune ma è già un bene comune. Oggi l’immagine della famiglia è abbastanza negativa, sentimentale. Dalle vostre esperienze, che non hanno pretesa di perfezione o di non cadere nell’errore, scaturiscono persone più mature. C’è la testimonianza di essere cresciuti anche attraverso le difficoltà quando le persone non credono più che sia possibile vivere bene. Voi dite il contrario. Ciascuno può incidere attraverso la relazione con figli, amici, colleghi: se un papà parla male del lavorare perché il figlio dovrebbe voler lavorare?”.
L’assemblea è continuata con la presentazione ed approvazione di bilancio ed altre testimonianze di accoglienza e di presenza sociale con gli interventi di Fulvia Campello di Genova, Silvia Blecich di Padova, Tiziana Ricciardi di Lugano, Martino Lanzani della casa famiglia Occhi di Edimar di Carugo (MB), Lia Sanicola (presidente di Dimore per l’Accoglienza), di Silvia Malacco e Luca Del Negro di Torino.
Qui alcune foto della giornata