L’accoglienza è una avventura che ha bisogno di autenticità
Si sono svolti, lo scorso sabato 24 febbraio a Torino, gli incontri mensili del gruppo adozione e affido-ospitalità. Qui alcuni appunti sui contributi emersi nel dialogo tra famiglie.
Adozione
Il gruppo adozione ha continuato il lavoro iniziato ad ottobre sul libro di Simona Sarti dal titolo “Io (di) chi sono” soffermandosi sul capitolo “Il bisogno di autenticità”. Chi più di un figlio adottato adulto può aiutarci a capire di quale verità un figlio ha bisogno nel rapporto con la nuova famiglia e di cosa è necessario a questa nuova famiglia per essere sempre più tale?
Il video con la testimonianza di Jordy, figlio adottivo, spagnolo ora preside e padre, è stato un interessante punto di partenza. Lui fiero di essere adottato, tanto da dichiarare che gli piacerebbe istituire la “giornata dell’orgoglio dei figli adottivi”, ha raccontato come questo suo “percorso non sempre facile”, anche a causa della perdita del padre in giovane età, sia per lui “un’arma potente” che gli permette di capire e mettersi in contatto con le persone che incontra. L’affermare a sua madre adottiva “tu sei mia madre, la mia vera madre” – quando questa tremante gli ha confessato, solo ai suoi 12 anni, di averlo adottato – non è stato un modo di dire, ma il frutto della certezza nel rapporto cresciuto nel tempo.
Nel lungo e ricco dialogo che è seguito, alla presenza di numerose famiglie nuove all’inizio del percorso della strada adottiva, è emerso come “il bisogno di autenticità sia un bisogno comune di ogni uomo, fondante la famiglia stessa”. Questa nostra certezza di essere padri e madri comunque, dal primo giorno di ingresso in casa – testimoniata in modo commovente dalle famiglie che hanno vissuto il rischio giuridico per lunghissimo tempo – è uno dei “mattoni” di cui si è parlato anche nei precedenti incontri. E’ un elemento che i nostri figli possono utilizzare nella loro vita e che permette di guardare il “buco nero” della storia precedente al loro arrivo in famiglia. A volte, poi – come testimoniato in modo commovente da una famiglia – sono i figli stessi a scegliere cosa raccontare, cosa condividere come “mattone” comune nella nuova famiglia.
Il bisogno di autenticità va di pari passo con l’esigenza di “verità” sulla storia dei nostri figli; verità da non negare mai ma da raccontare secondo quanto il figlio possa comprendere e portare. E’ necessario un luogo, una compagnia semplice, che illumini le cose che viviamo, fino a farcele vedere sotto una luce nuova. E ci pone di fronte domande nuove, quali: “Perché i figli non arrivano? L’adozione potrebbe essere una strada? Come stare di fronte ad una adozione a rischio giuridico che non finisce mai? Come rispondere al figlio adottivo che dice ‘tu non sei mia madre’?”.
Affido
Il gruppo affido ha lavorato su un’altra domanda difficile: “Il dolore dei figli come provoca i genitori?”.
Abbracciare i figli: c’è qualcosa di più spontaneo per un genitore e in apparenza di più facile? Eppure talvolta diventa una sfida. Lo è quando il figlio non corrisponde alle, seppur buone, nostre aspettative e nostri progetti. Lo è quando il figlio è oppositivo, ha comportamenti trasgressivi e di rifiuto per esprimere il senso di inadeguatezza e di sofferenza. O quando si presentano problemi di salute e sofferenza psichica. E’ una constatazione di tutti i genitori del gruppo affido presenti.
Cosa permette di continuare a voler bene? “Ho imparato a guardare mia figlia per quello che è, una persona con un valore e possibilità molto più grandi di quello che faceva o non faceva, questo era solo un pezzettino della sua vita, – dice Carla – il dolore della persona è misterioso e noi non lo conosciamo se non a sprazzi. E’ facile cadere nel tranello della dimenticanza e della superficialità e pensare che ciò che offriamo noi possa bastare a guarire le ferite”.
I passi fatti insieme, però, vanno ricordati soprattutto nei momenti in cui sembra di fare il gambero. Si riparte dialogando di nuovo. L’esperienza dell’accoglienza ha fatto sovvertire tutti i nostri schemi e ci ha chiesto di piegarci ad aiuti professionali, fidandoci delle indicazioni ricevute.
Quello che nel tempo ha vinto, perché è diventato certezza, è stato il nostro starci, il nostro esserci accanto che non è venuto meno. Anche noi abbiamo avuto bisogno della compagnia di persone che ci hanno ridato in mano la speranza e le ragioni della fatica che stavamo facendo. L’accoglienza è un’avventura. Molti lo hanno detto. Un viaggio che ti fa camminare, a volte col fiatone, altre volte con molta gratitudine. La sua ricchezza è che ci si scopre più veri, più essenziali. Ti strappa dalla superficialità con cui talvolta si vive. Impari a gioire dei piccoli particolari, senza schemi.
“Mia figlia ci ha scelto come genitori” – aggiunge Carla – “e ha scoperto il suo valore. La mia casa e la mia famiglia sono diventate, nel tempo, un luogo di bene dove lei può ritornare”.
Prossimo appuntamento
Gruppi adozione e affido ospitalità Piemonte e Valle d’Aosta
Sabato 24 marzo
Ore 17.00
Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutti, anche ai non soci.
Per adesioni e informazioni
Famiglie per l’Accoglienza Piemonte e Valle d’Aosta
Email: segreteria.piemonte@famiglieperaccoglienza.it