“Con te si può parlare anche della morte senza avere paura”
Cinzia, un’amica vicina alla nostra Associazione, racconta la sua esperienza di accompagnamento ad un malato terminale.
Camminando o salendo in bici verso casa mia, ho conosciuto all’inizio del 2017 un signore, che con molta libertà mi ha raccontato di essere malato di tumore allo stomaco e mi ha chiesto se potevo pregare per lui. Ho risposto che lo avrei affidato alla Madonna di Montallegro. Avevamo anche deciso di recarci insieme un giorno al Santuario. Ma quel giorno di aprile lui venne operato a Milano. Io ho voluto rimanere fedele alla promessa: salire al monte a piedi e partecipare alla Messa.
Ho poi iniziato ad andare a trovarlo a casa. E’ nato un bel rapporto sincero, recitavamo qualche preghiera. La situazione è peggiorata mese dopo mese: tre cicli di chemioterapia, esami, operazione, sacche per l’alimentazione. Tutto inutile. Nelle sue limitate uscite si recava a Messa con la moglie e io lo andavo a trovare una volta a settimana, oltre a mandargli vari messaggi. Mi chiedeva di pregare per lui con costanza. Il 27 ottobre è stato ricoverato all’Hospice di Chiavari. La moglie mi ha chiamato, distrutta dal dolore e mi ha raccontato queste cose. In me è scattato qualcosa. La mia non è stata sola una compagnia, ma una presenza da cristiana nel testimoniare a cosa deve portare il nostro cammino: l’incontro con il Signore.
Il giorno del mio compleanno sono andata a trovarlo all’Hospice: siamo io, lui e la moglie. Gli regalo il mio rosario, tutto colorato, usato, consumato, che mi era stato regalato da un’amica al ritorno da un pellegrinaggio. Ero molto affezionata a questo rosario, ma sapevo che serviva di più a lui. E regalo alla moglie un’immaginetta per recitare la “coroncina della Divina Misericordia”.
Lui sembra non volerlo ricevere ma io insisto perché lo tenga con sé sempre, stringendolo forte. “Se non riesce a recitarlo tutto fino alla fine non ha importanza – gli dico – quando avrà paura lo tenga in mano”. Non so da dove mi sono uscite quelle parole, ma sono state apprezzate, perché con me si poteva parlare della “morte” senza avere paura. Pochi giorni sono tornata a trovarlo; è fermo, ormai a letto, si tocca la tasca del maglione per farmi capire che contiene il rosario.
Cosa dire a un uomo a cui è stato dato un mese di vita, o a una moglie che piange la perdita di un marito, l’amore della sua vita? Io non ho detto nulla, sono stata lì, ho pregato e cercato di testimoniare la fede in Gesù Cristo. Lui è mancato il 10 novembre con il rosario tra le mani, preparando tutto negli ultimi momenti: anche il funerale era pronto!