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“L’accoglienza che vivo è il Signore che bussa alla mia porta”

Nuova occasione di incontro e riflessione, esperienziale, sull’ospitalità con gli amici della Casa Simone di Cirene (che segue la giornata di fine anno dello scorso 18 giugno). Presenti don Carlo Puricelli, che accompagna e guida l’esperienza di ospitalità di tre famiglie. Presenti anche loro con le testimonianze di: Roberto, Maurizio e Cecilia.

La Casa Simone di Cirene

L’Associazione “Casa Simone di Cirene”, nata da tre famiglie e da un sacerdote della Diocesi di Como, si pone lo scopo di offrire un luogo di accoglienza a sacerdoti che vivono un periodo di difficoltà, in vista di un auspicabile ritorno al ministero.

Le testimonianze dell’incontro del 9 novembre

Don Carlo Puricelli ha subito ripercoso i passi che hanno mosso l’origine di questa esperienza speciale di ospitalità: “La casa ha aperto il primo luglio 2014 e questa azione si è collocata all’interno del dialogo con i responsabili delle diocesi di Milano e Como. Il cardinale Scola ci disse, approvando da subito questa nuovissima iniziativa, che ‘solo un luogo affettivo può curare una ferita’. L’ambito naturale della famiglia, con i suoi ritmi assolutamente comuni, diventa spazio di accompagnamento di altri, in difficoltà”.

Riprendendo i tanti spunti di riflessione e giudizio di Luigi Giussani ne Il miracolo dell’ospitalità, don Carlo ha sottolineato: “E’ la nostra stessa natura a spingerci ad interessarci degli altri. Questo orientamento è in noi ancora prima che ne prendiamo coscienza come gesto consapevole. Noi viviamo l’accoglienza come possibilità di cambiare innanzitutto noi stessi. Questa esperienza diventa un luogo dove possiamo camminare nella nostra vita guardando alla compagnia, di un altro in difficoltà, che ci viene data”.

Maurizio, uno dei papà delle tre famiglie della casa, ha detto: “Non avevo capito, pur nello slancio iniziale, che l’accoglienza che stavamo vivendo fosse il Signore che bussava alla mia porta. Questa maggiore consapevolezza è maturata nel tempo. Così è cambiato anche il mio dialogo ‘cuore a cuore’ con il Signore”.

Don Carlo ha sottolineato: “L’accoglienza infatti poggia su una certezza di chi si mette in gioco in questa esperienza”.

“Il compito che vivo in questa storia è quello che mi chiede di tener vivo il riconoscimento della dipendenza, della dipendenza da Dio – ha detto Roberto – Don Giussani diceva infatti che ‘La gratuità è imitazione di Dio’ “.