Enrica e Ugo: il compiersi di una vita
Gli ultimi mesi di vita del marito raccontati da Enrica alle nostre famiglie, durante la giornata di inizio d’anno della Liguria
“Vi racconto l’esperienza con mio marito che si è preparato alla morte con serenità, credendo fino in fondo all’incontro con Gesù.” Sono le parole di Enrica, che con commozione ha voluto condividere la sua storia con le nostre famiglie. “Ugo combatteva da due anni contro un tumore al fegato. All’inizio della malattia era arrabbiato, e si arrabbiava anche con me. Gli ultimi sei mesi, invece, sono stati una grazia perché lui, nella sofferenza, ci teneva a vivere la vita fino in fondo. Un giorno ha voluto andare a mangiare in un ristorante bellissimo, in riva al mare; io gli ho raccontato che un conoscente malato aveva espresso il desiderio dell’eutanasia. Lui mi disse: ‘Vedi, si può affrontare la morte serenamente solo se sei certo che Gesù ti aspetta.’ Abbiamo detto insieme una preghiera per questa persona.
Quello che più ci aiutato è stato dire insieme il Rosario, poi la compagnia e la preghiera dei nostri amici. Ugo faceva qualche opera di carità, andava ad aiutare i frati a Santa Margherita, e da questa compagnia si è sentito molto sostenuto. Nei momenti di fatica e di sofferenza ci aiutavamo pregando soprattutto perché tutte le persone, ma particolarmente quelle della nostra famiglia, potessero incontrare Gesù. Negli ultimi giorni è stato ricoverato all’hospice di Chiavari, era molto affaticato e deperito, ma non rinunciava mai a vedere i suoi familiari e gli amici che volentieri andavano a trovarlo. Io mi chiedevo: quest’uomo non riesce neanche a rispondere , può solo ascoltare, ma cosa trovano in lui tutte queste persone?
Il 28 giugno era il suo compleanno, e con mio grande stupore ha chiesto alla dottoressa il permesso di uscire per andare a festeggiare a San Pietro di Rapallo, come aveva sempre fatto. La dottoressa mi guardava con gli occhi sgranati come a dirmi : ma ve la sentite? Ugo era molto debilitato e sulla sedia a rotelle ma siamo riusciti ad andare a San Pietro dove c’erano tutti i suoi amici del pallone e tanti altri, invitati da lui, e abbiamo fatto una grande festa… era molto felice. Qualcuno è venuto a dirmi che non aveva mai visto nessuno affrontare il dolore con tanta dignità. Noi ci ricordavamo sempre che lui era Ugo, non il suo tumore e questo mi ha riportato alla memoria la sofferenza di San Giovanni Paolo II. Il 1 luglio mi ha chiamato dicendo ‘Senza di te non posso farcela’; sono passata dalla cattedrale di Nostra Signora dell’Orto per pregare la Madonna di accoglierlo con sé. Ha voluto abbracciarmi e chiedere a Gesù di venirlo a prendere. Mi ha detto: ‘E’ giusto che rimanga tu ad aiutare i nostri nipotini…’.
Chi ha conosciuto Ugo sa che era un tipo molto chiuso. Il suo funerale è stato veramente come una festa. La sua testimonianza è servita a far capire a molte persone che si può vivere il dolore e prepararsi alla morte con la certezza che Dio ti abbraccia e ti aspetta. In qualche persona la morte di Ugo ha risolto la grande domanda: ‘Se non ci fosse Dio che senso avrebbe la nostra vita?’. Ugo è morto il 1 luglio, proprio il giorno della festa della Madonna di Montallegro a cui era molto devoto. Maria sicuramente lo ha accompagnato da Gesù.”
Fulvia, presidente di Famiglie per l’Accoglienza in Liguria, al termine della testimonianza ha soltanto aggiunto queste parole: “Da quello che hai vissuto con tuo marito, da ciò che ti ha detto si capisce proprio che Dio compie il desiderio di ogni uomo, quel desiderio di pienezza e felicità.”