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Un sabato che riaccende un insperato desiderio di accoglienza

La presentazione de “Il miracolo dell’ospitalità” a Pescara con Mons. Valentinetti e Mons. Camisasca. Il racconto di Sara.

Sembrava un sabato come tanti. Un sabato di fine estate, in cui la nostalgia del mare è più forte del tempo che passa. E poi, d’improvviso, accade l’invito di un amico. Ed ecco che un sabato qualunque si trasforma nell’occasione che aspettavo, nelle parole che volevo ascoltare, nei volti che volevo rivedere. Sintesi (certo indegna) di un incontro (ri)accaduto a Pescara sabato scorso, in occasione della presentazione del libro di Don Luigi Giussani, “Il miracolo dell’ospitalità”.

Quello che doveva essere “solo” un incontro sull’affido e sulle adozioni. Questo mi aspettavo. Ripercorrevo già, nella mia mente, i passaggi di una scena nota: esempi di famiglie, esperienze, dolore, gioia, avvertenze speciali per i genitori adottivi (o affidatari). Ebbene, nulla di tutto questo. O meglio, molto più di tutto questo.

L’introduzione di Monsignor Tommaso Valentinetti irrompe nel silenzio di una sala gremita e festosa. L’Arcivescovo di Pescara-Penne declina il tema dell’accoglienza nei termini di un’apertura ad un amore senza confini, specie nei confronti di quei bambini e ragazzi che, scampati alla guerra e alla povertà, hanno bisogno di ritrovare fiducia nella vita.

Poi la parola passa al relatore tanto atteso, Monsignor Massimo Camisasca, il quale ripercorre con agilità la genesi del desiderio di accoglienza, quale imitazione più alta di Dio, che nasce dalla consapevolezza di essere amati gratuitamente. Non s’improvvisa l’accoglienza, non s’inventa. Non costituisce il frutto di uno sforzo o una scelta di ripiego, rimessa a chi non ha ricevuto il dono dei figli naturali. Accoglienza è, piuttosto, il riconoscimento di una sovrabbondanza d’amore, l’effetto “a cascata” di una gratuità vissuta e sperimentata che ha necessità, a sua volta, di donarsi all’altro. Tale dinamica, insomma, non riguarda i soli genitori adottivi o affidatari, ma chiunque abbia fatto l’esperienza umana dell’amore di Dio. Il desiderio di ri-donare ciò che gratuitamente (ed indegnamente) si è ricevuto trova nell’accoglienza la sua sintesi più alta, poiché costituisce il tentativo umano di partecipare alla comunione di Dio.

Le parole di Monsignor Camisasca hanno saputo parlare al mio cuore, hanno riacceso un insperato desiderio di bellezza, di amore, di gratuità. Di accoglienza. Ecco cosa può accadere quando si cede all’invito di un amico. Si può rimanere colpiti, sconvolti, rimessi in movimento. Ed un sabato qualunque può diventare l’inizio di una nuova storia, sorpresi e rinnovati nelle pieghe di un cammino tracciato.

Sara Vocale