L’origine del figlio adottivo, identità e appartenenza. Famiglie adottive incontrano Luigi Regoliosi
“L’origine del figlio adottivo, identità e appartenenza”, famiglie adottive incontrano Luigi Regoliosi. Alcune famiglie che fanno esperienza di adozione, con figli adottati alla nascita o più grandi, sino ai 10 anni, hanno incontrato a Milano, il professor Regoliosi, lo scorso 2 aprile. Ne è nato un dialogo schietto su tematiche molto importanti e sentite dai figli e famiglie.
Lo scorso 2 aprile alcune famiglie, che fanno esperienza di adozione, con figli adottati alla nascita o più grandi, sino ai 10 anni, hanno incontrato a Milano, Luigi Regoliosi. Ne è nato un dialogo schietto su tematiche molto importanti e sentite dalle famiglie.
Il professore ha raccontato: “Nel portarvi la mia testimonianza, anche di padre adottivo, voglio sottolineare come nulla sia più importante della esperienza, e che ogni famiglia debba guardare alla propria storia come qualcosa di unico e irripetibile”.
Regoliosi ha affrontato il tema dell’origine per i bambini adottati, con dei brevi approfondimenti sulle differenze tra abbandono alla nascita o in età più avanzata ma sempre nell’infanzia. “La raccolta di tante storie mi ha confermato un dato peraltro intuibile, ma che spesso viene sottovalutato: per un figlio adottivo il rapporto con la propria origine è la questione centrale, ed è una ferita che li accompagnerà per tutta la loro esistenza. Molti pensano che il problema sia diverso per i bambini adottati a pochi giorni dalla nascita, e per quelli abbandonati o allontanati dalla madre in età più avanzata. Si tratta certamente di esperienze differenti, ma il nodo centrale rimane il medesimo: ‘Da dove vengo? Perché sono stato abbandonato?’. ‘C’è un grande buco nero dentro di me, e io ho bisogno di richiuderlo. Potrebbe essere il vuoto lasciato dalla mia madre biologica’ ha scritto un adolescente adottato quando aveva pochi giorni. La paura più grande dei vostri figli credo sia quella di essere abbandonati di nuovo.
Ciò che i genitori adottivi devono cercare di fare però è quello di non mostrarsi mai indifferenti ai loro sentimenti e ai loro ricordi. Un figlio adottivo può avere una grande bisogno di parlare liberamente di questi temi. Per poter tradurre in parole quelle emozioni che ha vissuto da piccolo, e a cui non è mai riuscito a dare voce. O ancora, se l’abbandono è più recente e il ragazzo l’ha subito da grande, per poter dare legittimità al suo dolore e sentirsi compreso e accettato nella propria debolezza e nella inevitabile ambiguità dei propri sentimenti di amore-odio verso la famiglia d’origine e verso i genitori adottivi. Senza il timore di offendere nessuno o di passare per ingrato”.
L’incontro ha sostenuto il cammino delle famiglie che hanno dialogato ponendo a Regoliosi alcune domande sulla propria esperienza ed anche difficoltà con i figli adottati.
Breve profilo di Luigi Regoliosi
Psicologo e pedagogista, docente presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Brescia. Consulente di enti pubblici e privati nel campo delle politiche giovanili. E’ autore di saggi e ricerche sul disagio giovanile, la prevenzione, il lavoro di strada, la consulenza socioeducativa. È stato Giudice onorario presso il Tribunale minorenni di Milano. E’ direttore della Scuola di Counselling Professionale Sintema.