“Il limite non è l’ultima parola su di noi e sui nostri figli”
“Non posso pensare a mia figlia se non così com’è. E sono certo che, per noi come per lei, felicità è qualcuno che ti vuole bene. Questo cambia lo sguardo sulla vita”. Paolo e Anna Arosio hanno raccontato, in occasione della giornata di convivenza di Famiglie per l’Accoglienza Toscana il 29 gennaio, la loro storia di genitori.
Quattro figli, di cui l’ultima, A. oggi ventenne, nata con la sindrome di Down. Una realtà che colpisce duramente, in particolare se è lo stesso papà, pediatra e neonatologo, a fare la diagnosi. E che mette seriamente in crisi le normali aspettative che ogni genitore ha sul proprio figlio.“Il limite non è l’ultima parola su di noi e sui nostri figli”: la testimonianza della famiglia Arosio è partita di qui per parlare del percorso fatto e degli amici incontrati.
Paolo e Anna, infatti, hanno creato, insieme a Tiziana e Claudio Caggioni – che, con Giovanni, hanno vissuto la stessa esperienza di essere genitori di un bambino con un cromosoma in più – un piccolo gruppo di famiglie con figli disabili. E mettendosi insieme per condividere il cammino si sono dati il nome di ‘Amici di Giovanni‘, che fa parte di Famiglie per l’Accoglienza.
“Abbiamo cominciato ad aiutarci su cose concrete, dove si fa una certa terapia, quale dottore è consigliabile per quella situazione – ha raccontato Paolo – ma poi soprattutto ci siamo aiutati ad andare a fondo del significato di quello che ci veniva dato da vivere”. L’amicizia è cresciuta, è andata oltre lo spunto che l’ha originata, ha aggiunto Anna: “Ci troviamo insieme per riflettere su quello che ci ha colpito o sollecitato, non necessariamente attinente alle problematiche dei nostri figli. Avere un figlio con i fragilità mette in prima linea me stessa: e anche gli Amici di Giovanni sono prima di tutto una proposta per noi genitori”.
Una proposta che viene liberamente condivisa anche da altri che non hanno in comune la stessa esperienza: all’annuale vacanza in montagna – un weekend lungo a marzo – aderiscono ormai oltre agli Amici di Giovanni, anche altre famiglie dell’Associazione, a riprova che “il nostro non è un ambito di specializzazione – ha sottolineato Paolo – la nostra e la loro esperienza servono entrambe”.