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Quel “di più” di vita che nasce dalla Fede

Lo scorso 6 novembre i coniugi Angela e Roberto Zucchetti hanno incontrato a Lugo di Romagna circa 150 persone per una testimonianza e dialogo dal titolo: Il vantaggio di aprire la porta di casa e del cuore. Il racconto di Silvia.

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Angela e Roberto prendendo atto della circostanza dolorosa di non riuscire ad avere figli si sono lanciati in una “caccia al Tesoro”, alla ricerca di ciò che di buono poteva nascere da quell’ apparente sfortuna, che li ha portati ad aprire la porta di casa e del cuore a bambini, ragazzi e adulti.

Ci hanno raccontato alcune di queste accoglienze, dalla mamma con bambino piccolo, ad Adel, tunisino che viveva sotto un ponte, ed un bambino adottato anche se gravemente malato che è morto dopo un anno, con semplicità e baldanza testimoniandoci che non occorre inventarsi niente per fare cose grandi ma seguire e le  circostanze che il Signore fa accadere.

Questa dinamica ha portato all’accorgersi che ogni rapporto ogni richiesta di accoglienza apre una finestra di conoscenza del mondo e di se stessi e l’altro viene guardato per quello che è. Angela ha detto: “Uno che Dio ci ha dato, per ognuno il Signore ci ha detto ‘C’è una persona a cui tengo molto, la prendete con voi?’ “.

Lo sguardo sull’altro che Angela e Roberto ci hanno testimoniato era tutto originato dal fatto che Dio li ama e per loro c’è un destino buono, il destino ultimo: il Paradiso. E dentro questa certezza della Fede è emersa un’intelligenza, nell’affrontare le circostanze anche molto difficili, tutta tesa ad esaltare la responsabilità e la libertà dell’altro, per una profonda stima della sua umanità.

Roberto al termine dell’incontro ha citato Sant’Ambrogio: “L’educazione dei figli è impresa per adulti disposti ad una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l’affetto necessario”.

Angela a Roberto hanno raccontato come la cura costante del loro rapporto coniugale sia il compito primario al quale si sentono chiamati. Ci hanno mostrato che l’unità non teme il disaccordo, la discussione e la diversità. “Non è importante che i figli vedano che la pensiamo allo stesso modo, sembrerebbe una congiura” ha detto Roberto, “ma che dentro questa diversità è presente un legame che scaturisce da un’ amore all’altro che è riconoscimento che è mi è dato da Dio per il reciproco compimento”.

Silvia.