Tutto è nato in una circostanza
“Tutto è nato in una circostanza”: lo scorso 15 ottobre Luca e Barbara, invitati dagli amici di Famiglie per l’Accoglienza di Bologna, hanno cominciato così la loro testimonianza di un’esperienza di accoglienza che ha cambiato la loro vita.
“Di fronte ad un figlio, il secondo, che dice con fermezza ‘io voglio tutto’ ma a cui sembra non andar bene niente, anche la vita impegnata da tante cose belle – gite, amici, incontri – non tiene e dimostra che serve altro. Mi sentivo soffocare e man mano che il tempo passava la domanda sulla vita si è fatta sempre più urgente. E’ la stessa domanda che muove mio figlio: a cosa appartengo io? Dov’è che devo stare?”.
Nella ricerca della risposta i nostri amici sono venuti a conoscenza di Cometa e sono andati a vedere di persona, per conoscere questa Associazione che si occupa di accoglienza, educazione e formazione.”Quì è nato un rapporto di amicizia, anche in vacanza insieme. E lì, stando insieme, vediamo qualcosa di nuovo”.
Nell’osservare il modo in cui questi amici guardano i loro figli di pancia e non di pancia era evidente che avevano un dono in più. Era evidente che l’altro è un dono, così com’è, senza doverlo cambiare. Era un modo contagioso di guardare all’altro, e i nostri amici si sono fatti toccare. “La prima accoglienza è in casa. Sui figli naturali abbiamo una grande pretesa, l’accoglienza dell’altro aiuta a comprendere che non c’è bisogno di fare niente. Solo abbracciare”.
“Ma chi accogliere? Quando? Da dove si parte? Bisogna prepararsi? Erasmo di Cometa ha detto “non puoi ‘fare’ accoglienza, deve ‘accadere’. Perché Dio bussa quando noi abbiamo le braccia aperte ad accogliere. Degli amici ci avevano proposto di accogliere, ma casa nostra era troppo piccola. Stavamo cercando di cambiarla, ma quella in cui volevamo andare costava troppo. Allora abbiamo tirato le conclusioni: ora non possiamo ma se troviamo casa lo prendiamo. Pochi giorni dopo ci ha chiamato il padrone di casa per proporre ‘La casa mi è rimasta vuota, la do a voi, quanto potete darmi?’. E così abbiamo dato spazio all’occasione dell’accoglienza”.
“Accogliere è faticoso e sono stati in diversi a farci domande come: “Non è strano decidere di accogliere quando non si è del tutto ‘a posto’?”. Per noi la prima convenienza è che, accogliendo l’altro, impari a accogliere anche te stesso. La seconda è che sei costretto a fare i conti con la tua istintività. E questo cambia tutto anche con gli amici e con i figli naturali. La vita fiorisce in modi imprevedibili. Benedetto questo nostro figlio”.