“Figli della speranza”: cena con le famiglie di Bergamo e Brescia
Non esiste nessuna tra le emoticon di facebook che può rappresentare i volti delle 7 famiglie di Bergamo e Brescia che accoglieranno questa estate altrettanti ragazzi ucraini. Le famiglie si sono ritrovate a cena, il 4 luglio scorso, a Seriate presso la Fondazione Russia Cristiana, insieme a Katia e Anna (referenti dall’Ucraina del progetto “Figli della Speranza”) e altri amici dell’associazione Famiglie per l’Accoglienza. L’esperienza già iniziata per 4 famiglie (per altre tre inizierà a fine luglio) non è infatti riducibile ad una emozione per quanto forte e intensa. Si tratta di un’esperienza che affaccia il proprio sguardo su quel punto dell’orizzonte che abbraccia il mistero della tenerezza di Dio. Lo ha spiegato bene Katia, affermando che quanto sta accadendo “è l’esito di un lavoro di comunione iniziato e seguito in Ucraina dagli amici che vivono quotidianamente con i ragazzi e le loro famiglie”, ma è anche l’
affidamento ad un incontro tra i ragazzi e le famiglie italiane che all’interno dell’associazione Famiglie per l’Accoglienza vivono un’esperienza cristiana di amicizia. Un incontro che si ripete oggi come duemila anni fa tra gli apostoli e Gesù, il cui esito non può basarsi su uno sforzo puramente umano.
“Non potevamo immaginarci – dirà Giorgio (uno dei responsabili del progetto per l’associazione) –che si concretizzasse nell’esperienza che stiamo vivendo noi oggi quanto aveva detto quattro anni fa Papa Benedetto XVI in occasione della giornata mondiale della famiglia: ‘Noi abbiamo in Europa, adesso, una rete di gemellaggi (…), ma forse ci vogliono gemellaggi in altro senso: che realmente una famiglia dell’Occidente, dell’Italia, della Germania, della Francia, assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia’ ”. O come ha sottolineato Mara: “non bisogna essere preoccupati di dire o fare cose particolari con i ragazzi accolti. Piuttosto vivere semplicemente la propria quotidianità dentro la tensione ad una compagnia tra famiglie, quale modalità attraverso cui si può rivelare la tenerezza della Misericordia di Dio”.
In questo modo, così come per i ragazzi accolti, anche per le famiglie che accolgono e i loro amici questa può essere l’occasione di scoprire “l’altro come un bene per sé”. Nella difficile situazione dell’Ucraina il progetto affida alle più giovani generazioni la riscoperta di una nuova umanità, quale fonte di speranza per riscoprirsi fratelli in una popolazione lacerata dal conflitto. Sembra così fragile e poco credibile un progetto così pensato, che non punta quindi ad una formazione delle nuove leve intellettuali o non fa riferimento a modelli politici particolari. No! È come un piccolo seme gettato nella terra dell’umano fra i più piccoli, i bambini.
La passione e la tenerezza di Katia nel rispondere alle domande sui singoli ragazzi accolti è stata per ognuno dei presenti la testimonianza e il segno dell’amore e dell’abbraccio che Dio desidera per le sue creature.
La piccola comunità bergamasca così si inserisce nella comunità più grande che insieme a Milano e a Varese vedono accolti, nei due mesi estivi, ben 48 ragazzi tra gli 8 e i 16 anni.
Beppe Farina