Il contagio del bene: come per osmosi, di famiglia in famiglia. L’incontro del 10.5
“Il contagio del bene: come per osmosi, di famiglia in famiglia”. Si potrebbe tentare così una sintesi di quanto ascoltato nella serata di martedì 10 maggio a Rovereto, promossa dall’associazione “Famiglie per l’accoglienza”, presso e in collaborazione con la Scuola dell’infanzia” C. Vannetti” e il Servizio Attività Sociali del Comune. Un incontro dal titolo “Storie di accoglienza famigliare: un sostegno possibile, un bene per tanti”.
L’occasione nasce da una maestra del “Vannetti”, già mamma accogliente, affidataria e adottiva, che nel suo lavoro incontra alcune situazioni di bisogno di famiglie e bambini che non possono appoggiarsi a reti familiari o amicali. “Mi è nato il profondo desiderio”, introduce Roberta “di comunicare come aprire la propria famiglia in alcuni momenti alla settimana, per accogliere un bimbo i cui genitori vivono un momento di fatica. Non è una cosa da eroi ma è fattibile e fa sperimentare un bene, non solo per chi è accolto ma anche per chi accoglie”. Roberta descrive come, più di 15 anni fa, incontrando delle famiglie di questa associazione, sia rimasta colpita e affascinata, tanto da desiderare anche per lei ed il marito una possibilità del genere. Subito dopo è il momento del contributo commovente di una mamma senegalese, che nei primi anni di vita del figlio, si è trovata in una condizione personale e familiare difficile, tanto da dover chiedere aiuto ai servizi sociali. “All’inizio” racconta “avevo un po’ di timore che potessero togliermi mio figlio, ma poi mi sono fidata dell’ assistente sociale che mi ha presentato questa famiglia che mi ha aiutato tenendomi il bambino alcuni momenti alla settimana e siamo diventati amici anche dopo che è finita l’accoglienza durata 10 anni”.
Le assistenti sociali Bonansea e Dossi, che da molti anni promuovono e seguono interventi di accoglienza familiare sul territorio roveretano, sottolineano poi l’importanza di poter rispondere con modalità anche semplici a molte situazioni di bisogno di genitori soli, come ritirare il figlio da scuola, trascorrere un pomeriggio insieme, un aiuto compiti, un appoggio sul fine settimana, ecc. Gesti possibili a molti, gesti apparentemente semplici ma che in molti casi, per chi ne beneficia, diventano essenziali.
E’ la volta poi del racconto delle due famiglie accoglienti: quella di Paola e Fabio e quella di Letizia e Leonardo. Anche loro confermano di essere stati attratti dall’aver visto altre famiglie dell’associazione vivere queste accoglienze come un bene per sé, tanto da scoprirsi a dire “perché no?”. Ci comunicano con diversi esempi come aprirsi ad accogliere un altro, diverso da sé, abbia portato inevitabilmente ad una crescita di ciascuno, ad una maggior disponibilità all’ascolto, ad una posizione più capace di scorgere del bene, del positivo, anche dove normalmente si farebbe fatica, perché fermi sulle proprie convinzioni. Viene sottolineata inoltre l’importanza di non essere da soli in questa esperienza, ma in una compagnia di famiglie, che in rapporto con il servizio sociale incaricato, pur con ruoli diversi, fa percepire di essere in una squadra che ha lo scopo condiviso di offrire sostegno e benessere a questi bambini e alle loro famiglie.
Anche il Presidente della Scuola Materna Vannetti, Giorgio Rella, interviene affermando l’importanza di ridare valore ai rapporti solidali, che spesso nelle scuole possono essere favoriti dal contesto aggregante e dalla sensibilità di insegnanti che possono “facilitare” incontri tra i vari genitori, anche come risposta a bisogni non sempre esplicitati. “Quella dell’accoglienza familiare” continua Rella “è una dimensione che ci deve far tornare a guardare l’altro con passione e per questo molte volte può diventare preziosa possibilità di prevenire situazioni familiari che potrebbero aggravarsi”.
Riprendendo l’intervento del Presidente, anche il vicesindaco Cristina Azzolini, che da anni ha una famiglia accogliente, sostiene la bontà e bellezza di serate come questa, che con una coralità di soggetti implicati, può comunicare a tutti una dimensione possibile e semplice nell’avvicinarsi e rispondere l’un l’altro ai bisogni della comunità. Azzolini auspica infine che, dall’interno del mondo delle scuole, possano replicarsi occasioni di dialogo e ascolto come queste.
La serata si conclude con un senso di profonda gratitudine tra coloro che vi hanno partecipato e sicuramente con il desiderio di proseguire a comunicare un’esperienza di bene possibile, più possibile di quanto non si creda.
Rossano Santuari, maggio 2016